giovedì 29 febbraio 2024

A Study in Drowing [RECENSIONE]

 


Autore: Ava Reid
Casa Editrice: Il Castoro Off
Pagine: 372
Prezzo: 24.00€

«Rifiuto gli specchi», disse il Re delle Fate. «Li rifiuto per te e li rifiuto per me. Se vuoi vedere ciò che sei, guarda al crepuscolo nelle pozze che lascia la marea. Guarda nel mare.»


Trama: Effy Sayre ha sempre creduto nelle fiabe. Non ha avuto scelta. Fin da bambina, è perseguitata da misteriose visioni del Re delle Fate. Ha trovato conforto solo tra le pagine di Angharad, il romanzo del compianto Emrys Myrddin, che racconta di una giovane che si innamora del Re delle Fate, arrivando però a distruggerlo. Effy, pur amando più di ogni cosa la letteratura, è costretta a frequentare la facoltà di Architettura, perchè alle donne di Llyr non è permesso studiare Lettere. Il libro è tutto ciò che la tiene a galla durante i suoi studi alla prestigiosa facoltà di architettura dell’Università del Llyr. Così, quando la famiglia Myrddin indice un bando per ristrutturare la magione dell’autore, Effy è sicura che questo sia il suo destino. Ma Villa Hiraeth è un’impresa impossibile: una casa ammuffita e decrepita sul punto di sgretolarsi nel mare affamato. E quando Effy vi arriva, scopre di non essere sola. Preston Héloury, un giovane e tedioso studioso di letteratura, è determinato a dimostrare che l’autore preferito del Llyr era un truffatore. Mentre i due studenti investigano sull’eredità di Myrddin, mettendo insieme i pezzi attraverso lettere, libri e diari, scoprono che le fondamenta della casa non sono l’unica cosa di cui non ci si può fidare. Forze oscure, sia mortali sia magiche, cospirano contro la ricerca della verità e l’amore che sta nascendo tra i due. Il segreto che vogliono portare alla luce potrebbe cambiare per sempre le sorti dell’intera Llyr…

 

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"If a story repeated itself so many times over, building itself up brick by brick, did it eventually become the truth? A house with no doors and no windows, offering no escape"


In arrivo a breve in Italia per il Castoro Off, A Study in Drowing di Ava Reid è un libro a metà tra un fantasy e un dark academia, un romanzo storico e uno gotico. In questo mondo magico altarnativo ma molto simile al nostro, diviso tra due fazioni da sempre in guerra tra loro, Effy è una ragazza solitaria con uno scuro passato, da sempre ritenuta strana, schiva, sottomessa; Effy è anche l'unica donna della facoltà di architettura e per questo è oggetto di scherno da parte dei suoi compagni e di comportamenti altamente misogini da parte sia degli altri studenti che degli stessi professori. Il suo sogno, però, è quello di studiare nella più prestigiosa facoltà di lettere dello stato di Llyr: un sogno impossibile, poiché alle donne è proibito studiare lettere e la letteratura del proprio paese, persino consultare o leggere alcuni dei libri più rari. La sua vita sembra dunque in stallo, almeno fino a quando il suo progetto di restauro della decadente e remota dimora chiamata Hiraeth Manor non viene scelto tra i tanti, ed Effy si trasferisce nel sud profondo di Llyr, nella dimora che un tempo era la casa del più famoso scrittore Lliryano di sempre, nonché suo grande mito: Emrys Myrddin. Ma il maniero in rovina nasconde tra le sue pareti marce oscuri segreti e, forse, le leggende che la gente del posto narra non sono solo leggende, ma qualcosa di molto più sinistro e reale...

"How terrible, to navigate the world without a story to comfort you"

Nel complesso il romanzo della Reid, il primo dei suoi che leggo, mi ha soddisfatto, anche se non posso dirlo di averlo amato quanto avrei voluto o che sia perfetto. Ambientato in un mondo che ricorda sia per cultura che per atmosfere la Scozia e il Galles, trova secondo me nelle sue descrizioni gotiche e oscure il suo punto di forza. Il mare, le scogliere, la salsedine e l'umidità che pregna ogni pagina del romanzo è tangibile, si delinea con forza nella mente del lettore, così come il folklore e le sue tante storie. Anche i personaggi sono sfaccettati, specialmente Effy, la nostra protagonista. Come lei, anche Preston mi è piaciuto, così come mi ha affascinata Ianto; peccato, però, che non sempre le loro interazioni mi sono piaciute, anzi molto spesso le ho trovate troppo sbrigative e poco realistiche. In particolare, il rapporto intimo e poi sentimentale tra Effy e Preston non mi ha convinto molto, benché insieme siano una bella coppia - avrei dato al loro legame più tempo, più profondità, in poche parole più credibilità.

"But if fairies and monsters were real, so were the women who defeated them."

Nonostante alcune pecche nella trama e nell'andamento generale del libro - la parte centrale per me troppo lenta e ripetitiva - Reid ha messo in luce argomenti tristemente attuali andando a creare una società in cui il patriarcato è al centro e le donne sono relegate in un angolo, disprezzate, credute sempre pazze o sciocche. La misoginia è, infatti, tema principale di questo libro ed è presente dall'inizio alla fine. Effy è vittima di abusi, soprusi, succube di un sistema che non la crede, di uomini che vogliono solo possedere e inibire. Ma sono molti altri i temi delicati presenti nel libro, motivo per cui vi invito a informarvi prima di leggerle il romanzo - un romanzo che, non so come, è stato etichettato YA. SPOILER: NON E' ASSOLUTAMENTE YOUNG ADULT E CHI DICE IL CONTARIO MENTE!

Se vi piacciono le atmosfere che richiamano i romanzi delle sorelle Bronte o in generale dell'800, se cercate qualcosa che tratti di emancipazione femminile e di lotta al patriarcato, nonché una lettura che non delude per una volta l'hype che ha circondato la sua uscita, allora date una possibilità a "A Study in Drowing" di Ava Reid. Difficilmente dimenticherete Hiraeth Manor e i suoi abitanti.

venerdì 23 febbraio 2024

Babel [RECENSIONE]

 

 



Autore: R.F. Kuang
Casa Editrice: Oscar Vault - Mondadori
Pagine: 600
Prezzo: 24.00€

 

Trama: Oxford, 1836. La città delle guglie sognanti. Il centro di tutta la conoscenza e l'innovazione del mondo. Al suo cuore c'è Babel, il prestigioso Royal Institute of Translation dell'Università di Oxford. La torre da cui sgorga tutto il potere dell'impero. Rimasto orfano a Canton e portato in Inghilterra da un misterioso tutore, Robin Swift credeva che Babel fosse un paradiso. Fino a che non è diventata una prigione… Può uno studente lottare contro un impero?

 

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"But what is the opposite of fidelity?" asked Professor Playfair. "Betrayal. Translation means doing violence upon the original, it means warping and distorting it for foreign, unintended eyes. So, where does that leave us? How can we conclude except by acknowledging that an act of translation is always an act of betrayal?"


Ho tante cose da dire riguardo questo libro e non so neanche se riuscirò a dirle come vorrei, a spiegarmi come vorrei, perchè Babel non è un libro facile da recensire. Ho atteso mesi e mesi prima di leggerlo, procrastinavo perchè temevo che non mi sarebbe piaciuto, che la mia sarebbe stata l'ennesima recensione negativa su di un titolo molto discusso, amato e stroncato in egual misura sia in Italia che all'estero. Terminata la lettura posso però dire questo: Babel ha dei problemi secondo me oggettivi e altri soggettivi. E' prolisso, molto prolisso, specialmente nella prima parte; è spesso tedioso e la Kuang si autoincensa nel far vedere quante cose sa di traduzione e linguistica, cosa che alla lunga può seccare e far decidere a chi legge di non terminare la lettura. Inoltre molti dei protagonsti mancano di spessore, sono solo utili ad un fine, senza mai avere una vera possibilità di cambiare, di riscattarsi, di essere altro oltre quello che sono - ovvero dei bianchi privilegiati oppure delle persone di colore sfruttate. Se da una parte capisco questa scelta, se ho apprezzato la critica al colonialismo, al suprematismo, ai temi che sono sempre attuali, dall'altra mi sono chiesta quanto abbia avuto senso introdurre certi personaggi giudicati e condannati da pg.1. Inoltre, mi sono domandata se ha avuto davvero senso muovere determinate critiche in un periodo storico dove il razzismo come lo intendiamo noi, così come il sessismo, erano all'ordine del giorno, anzi qualcosa di cui neanche ci si rendeva conto - si può essere sessisti se la società di dice che le donne non sono altro che un bell'oggetto da mettere al braccio, se non possono votare, se per tutta la vita la tua famiglia e la tua società ti cresceva con questa convinzione che nessuno, ancora, metteva in discussione? Con questo non voglio dire che questo atteggiamento sia giustificato, anzi, ma secondo me ha pochi margini di critica e dibattito visto il suo contesto. Ma andiamo avanti, perchè questo argomento è troppo complesso e va oltre la semplice recensione.

Leggendo queste righe sembra che il libro non mi sia piaciuto, ma così non è. Babel è un buon libro, un libro valido, che mette il lettore bianco davanti al suo privilegio, che fa riflettere su come certi atteggiamenti in parte "tollerabili" a inizio '800 ora non siano più ammissibili, anche se putroppo sono all'ordine del giorno. La storia di Robin può essere la storia di tantissimi ragazzi di ogni stato europeo e non, che sono figli del paese dove sono nati e cresciuti, ma non proprio, così come del loro paese d'origine, ma non proprio. Robin stesso credo che sia la vera forza del romanzo, un protagonista che ho amato dalla prima all'ultima pagina.
E anche lo stile di Rebecca Kuang, nonostante le piccole parentesi tediose di cui sopra, mi è piaciuto molto: lei l'ho scoperta con Yellowface, che rimane il suo romanzo che preferisco, ma Babel è stata conferma e sono davvero contenta che non mi abbia deluso come temevo.

Detto questo, voglio fare una premessa: per quanto mi sia piaciuto, Babel non è per tutti e per questo non lo consiglio in maniera indiscriminata. Capisco perfettamente perchè non sia piaciuto, le critiche che gli sono state mosse, quindi vi consiglio di leggerlo con consapevolezza, perchè questo non è un libro come gli altri, non è un libro che vuole raccontare una storia, ma comunicare un messaggio. E ci riesce forte e chiaro!

giovedì 18 gennaio 2024

The Turnglass - La Clessidra di cristallo [RECENSIONE]

 


Autore:
Gareth Rubin

Casa Editrice: Longanesi
Pagine: 457
Prezzo: 14.00€


Trama: Inghilterra, 1881
«Turnglass House ha sempre avuto qualcosa di corrotto e maligno.» Questo è tutto ciò che il giovane medico Simeon Lee sa quando arriva a casa dello zio, il parroco Hawes, per curarlo. Una sola finestra illuminata, un orizzonte sospeso sul vuoto, una palude fangosa pronta a inghiottire i pochi che osano avventurarsi. Lo zio è convinto di essere stato avvelenato e i suoi sospetti ricadono su Florence, la cognata. Immobile, con addosso un abito di seta verde e un sorriso beffardo, Florence li fissa dalla cella di vetro in cui si trova segregata da quando, in un raptus di gelosia, ha ucciso il marito. Molti la considerano pazza, ma secondo Simeon è una figura tutta da decifrare. Come tutto da decifrare è il volumetto rosso che spicca nell’immensa biblioteca dello zio e che lei continua a indicargli. Un libro che racconta una vicenda ambientata nel futuro e che tuttavia potrebbe rivelare qualcosa sul presente. Un libro che parla di un’altra terra, la California, in un’altra epoca, il 1939, che pure ha tanti punti in comune con la storia di questa famiglia inglese. La storia di un uomo che indaga per scoprire cos’era accaduto alla madre, scomparsa vent’anni prima…

California, 1939
Quella dello squattrinato Ken Kourian è una vita divisa tra provini cinematografici e lavoro in un giornale, finché incontra Oliver Tooke. Affascinante, mondano e insieme riservato, Oliver è un celebre scrittore figlio del governatore della California. Da qualche tempo appare incupito, e la pubblicazione del suo nuovo romanzo sembra angosciarlo.
Una sera, arrivato a casa sua, Ken fa una scoperta lo trova riverso sulla scrivania, il collo lacerato da un proiettile, la pistola nella mano. La morte viene presto archiviata come suicidio, ma Ken non è convinto e decide di indagare. Le ricerche lo portano sulle tracce di una vecchia storia, quella del misterioso rapimento del fratello di Oliver e della scomparsa della madre. Una famiglia sfortunata. O forse, una famiglia che nasconde troppi segreti. Ken è convinto che per scoprire la verità dovrà decifrare gli indizi nascosti nell’ultimo libro dell’amico. Un libro che parla di un’altra terra, l’Inghilterra, in un’altra epoca, il 1881, che pure ha tanti punti in comune con la storia di questa famiglia della California. La storia di Simeon Lee, un giovane medico impegnato a soccorrere lo zio malato, un parroco…



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"Vi racconterò una storia. Non è una bella storia, ma nemmeno brutta. E' solo una storia. Una storia vera, però, e questo posso giurarvelo con una mano sul cuore, perchè ne sono testimone diretto"


Buonsalve lettori! Oggi vi parlo della mia prima lettura del 2024: The Turnglass - La Clessidra di Cristalo, uscito in italia a settembre dello scorso anno ed edito Longanesi edizioni.
Turnglass non contiene solo una storia, ma ben due storie al suo interno: due storie che in apparenza non hanno nulla incomune ma che, fidatevi, hanno in comune molto più di quel che sembra. La prima, quella blu, è ambientata nell'Inghilterra del 1881 e vede come protagonista Simeon Lee, un giovane dottore che viene chiamato a Turnglass House, nell'Essex, da un suo lontano parente. Il prete è in condizioni di salute precarie e appena arriva nell'isola di Ray, Simeon capisce che quella dimora non è come sembra e che i segreti che si celano dentro e fuori le sue pareti sono tantissime. Una tra tutte? Quella che si cela in un libro chiamato "Campo d'Oro", ambientata in un futuro non molto lontano, in una terra che si chiama California.

Passando poi alla storia rossa, ambientata appunto in California nel 1939: qui conosciamo Ken, asprirante attore che, per allargare il suo giro di conoscenze, entra nelle grazie di Oliver Tooke, aspirante scrittore e rampollo di una famiglia prestigiose dalle origini inglesi. I due fanno ben presto conoscenza, ma l'idillio dura poco: ben presto Oliver viene trovato morto, apparentemente suicida, ma qualcosa in quella morte - e in quella famiglia - sembra non tornare. Per questo, Ken inizia una serie di indagini insieme alla sorella di Oliver, Caroline, che porteranno a svelare segreti oscuri della famiglia Tooke.

"E quando infine giunse all'epilogo, comprese tutta la tristezza di quella storia: non c'erano vincitori. Nemmeno uno. Uno che avesse guadagnato qualcosa quando la verità sepolta era stata portata alla luce; o che avesse da festeggiare una volta disvelato il segreto del colpevole"

Turnglass è un libro che si svela piano piano. Inizia in sordina, senza troppo clamore, ma subito stuzzica il lettore, mettendolo davanti a una serie di eventi che vengono rimessi insieme come un puzzle dai protagonisti della storia. Al centro di entrambi ci sono la famiglia, i loro segreti oscuri, ma anche il tema dell'etica e dell'identità. Non voglio dirvi molto, perchè penso che questo sia un romanzo che va scoperto pian piano, con i propri tempi e sommando gli indizi che Rubin lascia tra le pagine come piccole briciole di pane. Sicuramente, la parte rossa è la migliore, anche perchè risponde alle domande lasciate insospeso nella storia di Simeon Lee - una storia, per me, altrettanto valida, anche se con un tono diverso e modi diversi. Due storie che sono una e che creano un romanzo pazzesco, che mi ha tenuta incollata fino all'ultima pagina nonostante avessi capito come la trama si sarebbe risolta.

Un gioiellino di romanzo da non farvi scappare e che è stata la scelta perfetta per iniziare il nuovo anno! Super consigliato!

"Il passato ha una sua volontà: una volontà di riparazione. Di meritato castigo. Il passato non smette mai di esigerlo" fissò il libro sul pavimento "Può seppellirlo nel vetro, nella pietra o nel fango. Ma questo significa solo concedergli tempo. Nient'altro che tempo"

lunedì 13 novembre 2023

Lavinia [REVIEW PARTY]

 


Autore: Ursula K. Le Guin
Casa Editrice: Mondadori
Pagine: 312
Prezzo: 14.00€

 

Trama: Unica figlia del re latino, la giovane Lavinia è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino però è quello di sposare il principe esule venuto dall'Oriente, Enea, e da lui generare una stirpe che governerà il mondo. Un legame da cui nascerà un impero, ma al prezzo di un conflitto sanguinoso. Nonostante sia un personaggio cruciale nell'Eneide, in tutto il poema Lavinia non pronuncia una sola parola. Duemila anni dopo, finalmente Ursula Le Guin restituisce la voce alla principessa italica. Prendendo in mano la propria sorte, la giovane svela ciò che Virgilio ha taciuto: la storia della sua vita, l'amore della sua vita.

 

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Buonsalve bella gente! Oggi vi parlo di un libro che ho letto in anteprima per un evento organizzato con Mondadori da Franci di Coffe&Books, che ringrazio infinitamente!

Lavinia è il primo romanzo di Ursula K. Le Guin che leggo. Da tempo mi sono ripromessa di leggere qualcosa di questa straordinaria autrice e con Lavinia, romanzo storico e retelling mitologico che è ritornato in italia grazie a Mondadori (che ringrazio per la possibilità di averci fatto organizzare l'evento e per la copia) ci sono finalmente riuscita.

Tutti conoscono l'Eneide; tutti l'abbiamo studiata più e più volte durante il nostro percorso di scuola; tutti conoscono Virgilio, l'Omero romano, il cicerone di Dante all'Inferno, il creatore di uno dei tre poemi epici per eccellenza. Tutti conosciamo poi Enea, il protagonista indiscusso dell'Eneide, così come in moltissimi conosciamo Didone, regina tragica ed eroina femminile dell'Eneide. Chi, invece, si ricorda Lavinia, la sposa latina di Enea, colei che sarà la matriarca del popolo romano?

Lavinia, come ci ricorda l'autrice, è solo un nome appena abbozzato, una donna senza volto, senza voce, che Virgilio traccia frettolosamente e di cui sappiamo poco e nulla. Per questo motivo, Ursula Le Guin decide di darle lei una voce, di farla diventare la protagonista della sua storia, una storia che inizia prima dello sbarco in Italia di Enea, quando Lavinia è ancora una bambina, unica figlia del re Latino e di sua moglie Amata. Prediletta di suo padre, guardata con diffidenza da sua madre, Lavinia passa gli anni della sua giovinezza a servire gli déi, pia e ubbidiente, ma non per questo oppressa. Ella è infatti una giovane donna caparbia, colta, che si prepara al compito che la sua posizione le richiede: sposarsi.
Uomo prescelto sembra essere Turno, re dei Rutuli, un giovane uomo carismatico, ricco, che ottiene sempre quello che vuole. Il destino di Lavinia sembra dunque segnato, ma gli dèi hanno altri piani per lei, e l'arrivo di Enea sulla coste laziali cambierà per sempre la sua vita...

Chi mi conosce sa che sono una persona molto puntigliosa quando si parla di retelling mitologici e che pochissimi libri mi hanno davvero convinta nel modo di reinterpretare gli avvenimenti già scritti da altri. Era dai tempi di Circe di Madeline Miller che un libro del genere non mi prendeva così tanto: Lavinia, infatti, è un romanzo concreto, reale, che non modernizza le dinamiche e, soprattutto, i suoi personaggi. Come suddetto, Lavinia è una giovane donna con una forte personalità, ma questa rimane coerente con il suo tempo, non cade nella trappola contemporanea, andando a snaturare i suoi atteggiamenti e facendola diventare ridicola e paradossale. Lavinia ha una voce, non perde occasione di farla sentire, e ho apprezzato il modo in cui interagisce con gli altri personaggi, in particolare con suo padre e con il poeta Virgilio. Virgilio, infatti, viene introdotto con un colpo di genio magistrale sotto forma di spirito, lui che oramai è vecchio, fragile, e sta andando incontro alla morte. Molto toccante è il suo incontro con Lavinia, il loro lungo scambio di battute dove il poeta romano le predice l'arrivo di quello che sarà il suo sposo e le narra di quello che è accaduto prima, di Troia e della fuga di Enea. Per me una delle scene migliori del libro, nonchè punto di svolta per la narrazione.

Avrete già capito che Lavinia è un libro che mi è piaciuto molto e che promuovo a pieni voti. La Le Guin ha creato un piccolo gioiellino e sono contenta che sia stato riportato in Italia in una nuova veste, così che più persone possibili possano leggerlo. Un titolo da non farsi scappare se amate l'epica classica o se cercate una lettura con una protagonista indimenticabile, forte e fragile allo stesso tempo, che vi entra nel cuore e si fa amare senza alzare mai la voce.

giovedì 19 ottobre 2023

Wayward [RECENSIONE]

 


Autore: Emilia Hart
Casa Editrice: Fazi editore
Pagine: 404
Prezzo: 20.00€



Trama: Tre donne. Cinque secoli. Un segreto. Un appassionante romanzo che racconta la storia di tre donne appartenenti a epoche diverse ma legate da un segreto troppo pericoloso per essere rivelato.

Kate, 2019

Kate fugge da un marito violento lasciandosi alle spalle la sua vita a Londra e cercando rifugio in campagna, al Weyward Cottage, ereditato dalla prozia. Le mura di quella vecchia casa custodiscono un segreto, nascosto lì dai tempi della caccia alle streghe. 

Violet, 1942
L’adolescente Violet è più interessata a collezionare insetti e ad arrampicarsi sugli alberi che a diventare una vera signorina. Finché una catena di eventi sconvolgenti non cambierà per sempre la sua vita.

Altha, 1619
Altha è sotto processo per stregoneria, accusata di aver ucciso un uomo del posto. Conosciuta per la sua misteriosa connessione con la natura e gli animali, è una minaccia che deve essere eliminata.

Ma le donne Weyward appartengono alla natura selvaggia. E non possono essere addomesticate. Intrecciando tre storie attraverso cinque secoli, Weyward è un avvincente romanzo sulla resilienza femminile.



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"Non mi fanno paura. Dopotutto sono una Wayward, e sono selvaggia dentro"


Storia di donne e di famiglia che percorre quattro secoli, Weyward è un romanzo che profuma di erba bagnata, di pioggia, di foglie cadute, di neve, di natura e di libertà. Non sempre facile per i temi trattati - stupro, violenza domestica, abusi, violenza psicologica e altro - narra le ingiustizie che le donne devono subire, specialmente quando queste sono viste come strane, diverse, pericolose. Perchè anche se nel corso degli anni i processi alle streghe sono terminati e la parola strega ha assunto un altro signigicato, quello che è rimasto è l'odio degli uomini verso le donne, il loro volerci controllare sempre e comunque, annullarci e sottometterci in quanto inferiori. Perchè una donna libera fa paura, e le donne Wayward sono libere e selvagge per natura.


"Che ne sapevano loro di anime, quegli uomini che se ne stavano seduti tutto il giorno sui loro scranni, elegantemente abbigliati, e che ritenevano giusto condannare a morte una donna?"

Emilia Hart ha creato davvero un bel romanzo, un romanzo che mi ha catturato sin da subito e mi ha fatto amare Altha, Violet e Kate: tre donne così diverse eppure così simili. Nel 1619, durante il regno di Giacomo I e all'apice del processo delle streghe, conosciamo Altha, una donna che viene processata per stregoneria e per aver ucciso un uomo del suo villaggio, il marito di una sua amica di infanzia; nei primi anni '40 del 900, mentre in Europa la seconda guerra mondiale sta mettendo in ginocchio l'Inghilterra e non solo, conosciamo Violet, una giovane ragazza figlia di un nobile con uno strano legame con gli insetti e un passato a lei sconosciuto; infine, nel presente, conosciamo Kate, una donna che vive nella paura del suo compagno violento e che, grazie a un cottage ereditato da una sua prozia, cerca di scappare alla violenza e costruirsi una nuova vita. Wayward è una storia difficile da raccontare, che io per prima non voglio raccontare, perchè penso che bisogna viverla attraverso la lettura; ho apprezzato tantissimo il rapporto che queste donne hanno con la natura, come non si facciano mai spezzare, ma al contrario riescano sempre a uscirne a testa alta, padrone della loro vita anche quando questa sembra prendere una piega già scritta. Per questo motivo (ma non solo) mi sento di consigliarlo caldamente: una lettura perfetta per l'autunno, da leggere magari quando fuori piove, meglio ancora con un gatto - o un corvo - appollaiato su di te.

"Chi decide dove iniziano e finiscono le cose? Non so se il tempo si muove in linea retta, oppure se gira in tondo. Ecco, più che passare gli anni si riavvolgono su loro stessi: l'inverno diventa primavera che diventa estate che diventa autunno che diventa di nuovo inverno. A volte penso che tutto il tempo si stia svolgendo nello stesso momento"


VOTO FINALE: 4/5🌟

lunedì 9 ottobre 2023

In Memoriam [REVIEW PARTY]

 


Autore: Alice Winn
Casa Editrice: Garzanti
Pagine: 432
Prezzo: 18.00€



Trama: Alla fine di tutto, per tutti, l'inverno diventa primavera. Quando ha ascoltato per la prima volta i versi di "In Memoriam" di Tennyson, Gaunt era all'ultimo anno di scuola. Ricorda perfettamente la voce baritonale del suo migliore amico Sidney mentre li recitava nel cortile del collegio, in un pomeriggio plumbeo. È stata una bella giornata, quella, pensa, sdraiato su una brandina cigolante, con la testa bendata e la mascella rigida. Rigida come la bocca spalancata del soldato che ha calpestato fuggendo per trovare riparo in trincea. Non riesce a toglierselo dalla testa e le uniche cose che lo tengono ancorato alla realtà sono Tennyson e le lettere che Sidney gli ha inviato dall'Inghilterra, dandogli notizie sui compagni, sulle lezioni, sugli studi. Gaunt darebbe l'anima per tornare a quei giorni, a discutere di metrica e poesia greca, invece di indossare la divisa. In collegio l'eco delle bombe e dei proiettili era pioggia, qui è tuono insondabile. Eppure ci sono quei versi. Eppure ci sono due braccia che lo stringono forte e un corpo caldo con cui condividere il misero spazio della brandina. Il respiro di Sidney, accanto a Gaunt, lo rassicura e, lentamente, lo rende consapevole del cuore che batte. D'altronde, la letteratura lo insegna: la tragedia della guerra non può annientare l'amore. Una storia che racconta ombre e luci dell'inizio del Novecento, attraverso gli occhi di due giovani uomini che trovano l'uno nell'altro la forza di superare l'insensatezza del conflitto e consolazione nell'immortale lezione dei classici, appresa tra i banchi di scuola.



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Quando ci si accorge che un libro che stai leggendo diventerà uno dei tuoi preferiti di sempre? Con In Memoriam, straordinario debuto di Alice Winn, penso di averlo capito ancor prima di raggiungere le 100 pagine. Dedica a una generazione spezzata, distrutta dalla guerra, In Memoriam è un libro dolorosamente meraviglioso che attraveso due punti di vista, quello di Henry Gaunt e di Sidney Elwood, ci racconta gli orrori del primo conflitto mondiale, rendendoli quanto mai attuali, accostandoli a un sentimento d'amore proibito - quello tra due giovani ragazzi rappesentanti dell'Inghilterra edwardiana oramai al tramonto - che dura una vita intera. Gaunt e Elly si amano da sempre, da quando si conoscono, ma nessuno dei due è mai riuscito a dichiararsi all'altro per il timore di essere respinto. E' solo la guerra, il ritrovarsi loro malgrado dietro le trincee - Henry sotto pressione della sua famiglia, di origine tedesche; Sidney per il dovere, per il richiamo della patria e di quella guerra solo apparentemente cavalleresca e nobile di principi - che li spinge finalmente l'uno tra le braccia dell'altro, uniche ancore di salvezza in un inferno che inghiotte i loro amici, restituendo solo cadaveri.


"Una volta mi hai detto che stavo sperecando il mio tempo... adesso comincio a pensare che avevi ragione. Ho passato anni ed anni a percorrere stradine di campagna con Elwood al mio fianco e le mani in tasca... che vigliacco sono stato! [...] Forse preferirei che Elwood avesse finto di amarmi, anche solo per poche settimane, piuttosto che non avere nulla. Nella mia mente esiste uno spazio vuoto che avrei potuto riempire con quei ricordi"


Struggente fino all'inverosimile, emozionante come pochi romanzi che abbia mai letto, In Memoriam è figlio di un lavoro minuzioso che deriva da fonti magnifiche come quelle lasciate da persone come Vera Brittain; i personaggi creati dalla Winn sono vibranti, figli della loro epoca e allo stesso tempo contemporanei, pieni di fragilità. Straziante è vedere questa generazione di giovani ragazzi cadere come foglie uno dopo l'altro, ancora ragazzini, per non dire bambini - hanno 17, 16, anche 15 anni. Tutti loro sono stati allevati con il mito della guerra romantica, decantata da poeti che hanno distorto il sangue e la disperazione per trasformarli in onore e gloria immortale. Anche se per poco ti affezioni ad ognuno, anche se sai, LO SAI, che presto il loro destino sarà segnato e tutto ciò che rimarrà della loro breve vita sarà scritto in un telegramma alle loro famiglie, in un In Memoriam sulle pagine di un giornale scolastico. Eppure li ami: ami Henry e Sidney, ma anche Gideon e Archie, David e Cyril, persino personaggi fugaci come Sandys.

"E' stato solo un sogno" Gaunt scosse la testa "No, continuo a ripetermelo, ma è tutto terribilimente reale"

Mi è piacito immensamente come Alice Winn abbia affrontato il tema della PTSD, a quell'epoca sconosciuta o chiamata semplicemete trauma da granata: ognuno dei personaggi ne soffre, ne soffrirà per sempre e fa riflettere quando in 100 anni la medicina abbia fatto passi da gigante, ma allo stesso tempo stringe il cuore come queste persone fossero lasciate a loro stesse, in balia di orrori che li accompagnavano ben dopo la fine della guerra e li lasciavano dei gusci vuoti. E questo non vale solo per gli inglesi, ma anche per i tedeschi, che in questo libro si prendono anche loro il loro piccolo spazio, dimostrandosi non delle macchine da guerra spietate, ma degli esseri umani, dei ragazzi proprio come i loro nemici, mandati al macello dai loro governi, da generali che vedranno le trincee solo da lontano.

"Mio carissimo Sidney, mio tesoro" Non c'era scritto nient'altro. Muta carta bianca, vuota e priva di significato. Una virgola, seguita dal nulla. La morte riassunta dalla grammatica."


Non cambierei nulla di questo libro, niente: per quanto abbia fatto male, per quanto abbia anche pianto in alcuni momenti, tutto è andato come doveva andare, per quanto ingiusto e crudele possa essere. Dopo tutto, è pur sempre un romanzo storico, imita la vita e non è spesso la vita maledettamente ingiusta? Anche per questo, mi sembra giusto elencarvi i trigger warning prima di concludere: guerra, amputazioni di arti, sangue, omofobia, lutto, morte di minori, descrizione di cadaveri, shell shock, bullismo, razzismo.
 
Come avevo già detto quando l'ho letto la prima volta in inglese, consiglio e continuerò a consigliare fino allo sfinimento in Memoriam di Alice Winn: un libro che fa riflettere, che parla del passato, ma anche del presente.
Io ringrazio tantissimo la Garzanti che mi ha permesso di rileggerlo e le personcine adorabili che hanno partecipato all'evento insieme a me.



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