Casa Editrice: Neri Pozza
Pagine: 224
Prezzo: 18.00€
Trama: A tre anni, Giulia è una bambina spigliata,
autonoma, sempre con la risposta pronta. Forse anche perché la nonna ha
l’abitudine di servirle un caffellatte ogni mattina, salvo poi
lamentarsi di quanto sia nervosa. Però, visto che abita a Concordia
sulla Secchia, un paesino in provincia di Modena, Giulia è anche una
bambina che a tre anni può andarsene in giro da sola sul suo triciclo –
l’importante è che non esca mai dai portici – fingendo di fare acquisti
nei negozi e cantando Bandiera rossa, come le hanno insegnato gli
anziani clienti della pasticceria di famiglia. È con loro che Giulia è
nonni, zii, zie, vicini di casa e di bottega, parenti acquisiti,
passanti, ragazze, mamme, vecchi e commercianti, tutti personaggi di un
microcosmo bizzarro e meraviglioso, memorabile. Dal nonno che ha perso
un polmone in una tempesta di sabbia durante la guerra alla zia suora
che ipnotizza i topi; dal dottor Francesco, dentista che sa curare tutti
i mali, alla libraia Arpalice che non vende libri ma manda i clienti in
biblioteca; da Lina, una cliente con la fissa delle zucche, alla zia
Tilde, capace di riconoscere le donne incinte dal collo. Un mondo che
Giulia descrive con tono allegro e solo in apparenza leggero, perché
l’ironia e il brio di chi la circonda sono spesso un modo per
esorcizzare la malinconia e la solitudine. Una solitudine a cui ogni
personaggio risponde a modo chi confidandosi con la luna, chi cercando
presagi felici nei sogni propri e altrui, chi con una battuta, una fuga o
una grande abbuffata.
Con Mio padre è nato per i piedi Elena
Bosi, «la figlia dei portici», crea così l’affresco di una famiglia e
di un’intera comunità, un romanzo corale che ci restituisce un mondo
sorprendente e poetico che forse sta scomparendo.
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Buonsalve lettori e bentrovati! Oggi vi porto la recensione di un libro che è anche un esordio tutto italiano, un romanzo che mi è stato gentilmente inviato da Neri Pozza: Mio padre è nato per i piedi di Elena Bosi.
"Perchè il cuore resiste, resiste, sopporta anche le crisi più
tremende, e ci si illude che possa sempre andare così, che possa
resistere all'infinito. Finchè, una mattina, il cuore cede"
Elena Bosi esordisce con un nostalgico romanzo ambientato in un passato
non troppo lontano, un un racconto corale della sua famiglia nel corso
dei decenni. Giulia, alter ego della scrittrice, è la "figlia dei
portici" di un piccolo paesino non troppo lontano da Modena, Concordia
sul Secchia. Qui si conoscono tutti, così come è conosciuta la sua
famiglia sin dai tempi dei suoi nonni, da quando sotto quei portici i
suoi genitori gestivano una salumeria, poi un panificio, poi un
ristorante e via così. Giulia è cresciuta in una comunità che raramente
si incontra ancora in Italia, in cui i supermercati e la tecnologia era
ancora ben lontana; ed è con questo spirito di familiarità che l'autrice
ci descrive i cittadini di Concordia, ognuna con le sue peculiarità,
senza dimenticarsi nessuno - neanche i "matti" del paese.
E così, in
questi 80 capitoli che sono delle piccole storie a sè stanti, Elena
Bosi ci fa entrare quasi in punta di piedi nella casa dei suoi genitori,
in quella dei suoi nonni, bisnonni, zii: tutti loro hanno una storia da
raccontare, vizi e virtù, stramberie e buon cuore. C'è il nonno
asmatico, c'è la nonna che legge i tarocchi, il fratello che è nato di
sabato all'una e suo padre, che è nato per i piedi per distinguersi
dalla massa. Con lo scorrere delle pagine è impossibile non affezionarsi
un pochino a tutti loro, che diventano quasi la nostra, di famiglia, anche perchè nelle loro vicissitudine chi è
nato tra gli anni '80 e '90 non potrà non riconoscersi almeno un pochino
- volete un esempio? Si parla del Telefono Azzurro!
Elena Bosi
non vuole scrivere un capolavoro, non ci prova neanche; piuttosto, il
suo intento è rendere omaggio al suo passato, alle sue radici, a quel
mondo e a quegli anni che con amarezza sa che non torneranno mai più. Ed
è proprio l'ultimo capitolo quello più amaro di tutti, perchè non te lo
aspetti, ti spiazza, ma ti fa apprezzare appieno tutto ciò che si è
letto prima.
Mio padre è nato per i piedi è, in conclusione, un valido esordio!