lunedì 15 luglio 2024

Mio padre è nato per i piedi [RECENSIONE]

 


Autore: Elena Bosi
Casa Editrice: Neri Pozza
Pagine: 224
Prezzo: 18.00€


Trama: A tre anni, Giulia è una bambina spigliata, autonoma, sempre con la risposta pronta. Forse anche perché la nonna ha l’abitudine di servirle un caffellatte ogni mattina, salvo poi lamentarsi di quanto sia nervosa. Però, visto che abita a Concordia sulla Secchia, un paesino in provincia di Modena, Giulia è anche una bambina che a tre anni può andarsene in giro da sola sul suo triciclo – l’importante è che non esca mai dai portici – fingendo di fare acquisti nei negozi e cantando Bandiera rossa, come le hanno insegnato gli anziani clienti della pasticceria di famiglia. È con loro che Giulia è nonni, zii, zie, vicini di casa e di bottega, parenti acquisiti, passanti, ragazze, mamme, vecchi e commercianti, tutti personaggi di un microcosmo bizzarro e meraviglioso, memorabile. Dal nonno che ha perso un polmone in una tempesta di sabbia durante la guerra alla zia suora che ipnotizza i topi; dal dottor Francesco, dentista che sa curare tutti i mali, alla libraia Arpalice che non vende libri ma manda i clienti in biblioteca; da Lina, una cliente con la fissa delle zucche, alla zia Tilde, capace di riconoscere le donne incinte dal collo. Un mondo che Giulia descrive con tono allegro e solo in apparenza leggero, perché l’ironia e il brio di chi la circonda sono spesso un modo per esorcizzare la malinconia e la solitudine. Una solitudine a cui ogni personaggio risponde a modo chi confidandosi con la luna, chi cercando presagi felici nei sogni propri e altrui, chi con una battuta, una fuga o una grande abbuffata.
Con Mio padre è nato per i piedi Elena Bosi, «la figlia dei portici», crea così l’affresco di una famiglia e di un’intera comunità, un romanzo corale che ci restituisce un mondo sorprendente e poetico che forse sta scomparendo.


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Buonsalve lettori e bentrovati! Oggi vi porto la recensione di un libro che è anche un esordio tutto italiano, un romanzo che mi è stato gentilmente inviato da Neri Pozza: Mio padre è nato per i piedi di Elena Bosi.


"Perchè il cuore resiste, resiste, sopporta anche le crisi più tremende, e ci si illude che possa sempre andare così, che possa resistere all'infinito. Finchè, una mattina, il cuore cede"


Elena Bosi esordisce con un nostalgico romanzo ambientato in un passato non troppo lontano, un un racconto corale della sua famiglia nel corso dei decenni. Giulia, alter ego della scrittrice, è la "figlia dei portici" di un piccolo paesino non troppo lontano da Modena, Concordia sul Secchia. Qui si conoscono tutti, così come è conosciuta la sua famiglia sin dai tempi dei suoi nonni, da quando sotto quei portici i suoi genitori gestivano una salumeria, poi un panificio, poi un ristorante e via così. Giulia è cresciuta in una comunità che raramente si incontra ancora in Italia, in cui i supermercati e la tecnologia era ancora ben lontana; ed è con questo spirito di familiarità che l'autrice ci descrive i cittadini di Concordia, ognuna con le sue peculiarità, senza dimenticarsi nessuno - neanche i "matti" del paese.
E così, in questi 80 capitoli che sono delle piccole storie a sè stanti, Elena Bosi ci fa entrare quasi in punta di piedi nella casa dei suoi genitori, in quella dei suoi nonni, bisnonni, zii: tutti loro hanno una storia da raccontare, vizi e virtù, stramberie e buon cuore. C'è il nonno asmatico, c'è la nonna che legge i tarocchi, il fratello che è nato di sabato all'una e suo padre, che è nato per i piedi per distinguersi dalla massa. Con lo scorrere delle pagine è impossibile non affezionarsi un pochino a tutti loro, che diventano quasi la nostra, di famiglia, anche perchè nelle loro vicissitudine chi è nato tra gli anni '80 e '90 non potrà non riconoscersi almeno un pochino - volete un esempio? Si parla del Telefono Azzurro!

Elena Bosi non vuole scrivere un capolavoro, non ci prova neanche; piuttosto, il suo intento è rendere omaggio al suo passato, alle sue radici, a quel mondo e a quegli anni che con amarezza sa che non torneranno mai più. Ed è proprio l'ultimo capitolo quello più amaro di tutti, perchè non te lo aspetti, ti spiazza, ma ti fa apprezzare appieno tutto ciò che si è letto prima.
Mio padre è nato per i piedi è, in conclusione, un valido esordio!

martedì 21 maggio 2024

Yellowface [RECENSIONE]





Autore: Rebecca Kuang
Casa Editrice: Mondadori - Oscarvault
Pagine: 384
Prezzo: 22.00€


Trama: Che male può fare uno pseudonimo? Juniper Song ha scritto un libro di enorme successo. Però forse non è esattamente chi vuole far credere di essere. June Hayward e Athena Liu, giovani scrittrici, sembrano destinate a carriere parallele: si sono laureate insieme, hanno esordito insieme. Solo che Athena è subito diventata una star mentre di June non si è accorto nessuno. Quando assiste alla morte di Athena in uno strano incidente, June ruba il romanzo che l'amica aveva appena finito di scrivere ma di cui ancora nessuno sa nulla, e decide di pubblicarlo come fosse suo, rielaborato quel tanto che basta. La storia, incentrata sul misconosciuto contributo dei cinesi allo sforzo bellico inglese durante la Prima guerra mondiale, merita comunque di essere raccontata. L'importante è che nessuno scopra la verità. Quando però qualcosa comincia a trapelare, June deve decidere fino a che punto è disposta a spingersi pur di mantenere il proprio segreto. Un romanzo spassosamente tagliente che parla di diversità, razzismi, privilegi e appropriazione culturale. E dei limiti che non si dovrebbero mai superare.

 

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Esce oggi per Mondadori - Oscarvault uno dei libri migliori letti l'anno scorso: Yellowface di Rebecca Kuang. E' stato il primo romanzo di Rebecca Kuang che letto. Aspra critica al mondo dell'editoria straniera e non, puntale satira sociale, il romanzo parla dell'appropriazione di un romanzo, The Last Front, da parte di un'autrice in cerca di successo a tutti i costi: quando la migliore amica di June, la famosa Athena Liu, muore davanti ai suoi occhi per lei si spalanca un mondo nuovo, un mondo fatto di contratti dalle cifre esorbitanti, case editrici che si contendono la pubblicazione del suo romanzo storico, e di segreti che devono rimanere a tutti i costi nascosti. Nessuno sa che The Last Front non è una sua idea, che il manoscritto è nato dalla penna di Athena, che lei lo ha rubato di tutta fretta la notte in cui la sua amica è morta.

Con questo furto inizia così un romanzo in cui la Kuang, attraverso la voce di June, può parlare di problemi contemporanei che riguardano quello che definirei il settore culturale: quando, infatti, è consono che un autore scriva un determinato tema? E se questo tema non rispecchia il suo background culturale è giusto che venga scritto? Ma, anche quando questo lo rispecchia, è giusto che sia una minoranza a parlarne oppure questo è solo una maniera pretenziosa da parte della società occidentale bianca per far rimanere le voci di persone di colore o asiatiche chiuse in alcuni schemi sociali e luoghi comuni?


"The truth is fluid. There is always another way to spin the story, another wrench to throw into the narrative."


Forse avrete già capito che in questo libro non si risparmia nessuno e nessuno è innocente: se è indiscusso che il marcio è nel sistema dell'editoria, dall'altro qui si analizza anche il cosiddetto fenomeno dei "leoni da tastiera", di coloro che si sentono in diritto di parlare e dire sempre tutto di tutti anche quando non conoscono nulla di un determinato tema.
Se da una parte è sacrosanto denunciare plagi o determinati atteggiamenti razzisti di alcuni autori, dall'altro questo significa che chi denuncia ha sempre ragione? Ed essere parte di una minoranza dà il diritto alle persone di dire tutto quello che vogliono, magari assumendo quegli stessi atteggiamenti che per primi denunciano? Una risposta giusta a tutte queste domande non c'è, ma quello che so è che questo libro ti fa riflettere su come vanno ora le cose, ti mette in discussione, e tanto basta.

"Reading lets us live in someone else’s shoes. Literature builds bridges; it makes our world larger, not smaller."


Altro punto forte del libro è sicuramente June: June che è un personaggio ambiguo della prima all'ultima frase. Scorretto, schietto, non si pente mai davvero e trova sempre un modo per farti dubitare sul dove sia la verità - anche quando questa è sotto ai tuoi occhi. E' indubbio che quello che fa è deprecabile, che sia una persona che si è appropriata di una storia non sua, ma allo stesso tempo ti affascina e dice delle verità scomode e politicamente scorrette che nessuno vuole sentirsi dire. Credo che la sua storia raggiunga il picco nelle ultime pagine, quando tutto viene nuovamente ribaltato e tu lettore rimani scombussolato a chiederti cosa sia davvero reale e cosa non lo sia. Per questo mi inchino alla maestria di Rebecca Kuang.

Nonostante tutto, nonostante io abbia amato questo libro, non mi sento di consigliarlo a tutti: non tutti, infatti, potrebbero trovare interessante la critica al mondo dell'editoria, i dettagli minuziosi presenti nel romanzo, in cui si parla per pagine e pagine di alcune dinamiche che alcuni potrebbero trovare prolisse. Se, al contrario, siete veraci divoratori di libri e conoscete anche un pochino questi temi non potete non buttarvi a capofitto su questa meraviglia e godervi dalla prima all'ultima pagina di Yellowface. Semplicemente geniale!

giovedì 29 febbraio 2024

A Study in Drowing [RECENSIONE]

 


Autore: Ava Reid
Casa Editrice: Il Castoro Off
Pagine: 372
Prezzo: 24.00€

«Rifiuto gli specchi», disse il Re delle Fate. «Li rifiuto per te e li rifiuto per me. Se vuoi vedere ciò che sei, guarda al crepuscolo nelle pozze che lascia la marea. Guarda nel mare.»


Trama: Effy Sayre ha sempre creduto nelle fiabe. Non ha avuto scelta. Fin da bambina, è perseguitata da misteriose visioni del Re delle Fate. Ha trovato conforto solo tra le pagine di Angharad, il romanzo del compianto Emrys Myrddin, che racconta di una giovane che si innamora del Re delle Fate, arrivando però a distruggerlo. Effy, pur amando più di ogni cosa la letteratura, è costretta a frequentare la facoltà di Architettura, perchè alle donne di Llyr non è permesso studiare Lettere. Il libro è tutto ciò che la tiene a galla durante i suoi studi alla prestigiosa facoltà di architettura dell’Università del Llyr. Così, quando la famiglia Myrddin indice un bando per ristrutturare la magione dell’autore, Effy è sicura che questo sia il suo destino. Ma Villa Hiraeth è un’impresa impossibile: una casa ammuffita e decrepita sul punto di sgretolarsi nel mare affamato. E quando Effy vi arriva, scopre di non essere sola. Preston Héloury, un giovane e tedioso studioso di letteratura, è determinato a dimostrare che l’autore preferito del Llyr era un truffatore. Mentre i due studenti investigano sull’eredità di Myrddin, mettendo insieme i pezzi attraverso lettere, libri e diari, scoprono che le fondamenta della casa non sono l’unica cosa di cui non ci si può fidare. Forze oscure, sia mortali sia magiche, cospirano contro la ricerca della verità e l’amore che sta nascendo tra i due. Il segreto che vogliono portare alla luce potrebbe cambiare per sempre le sorti dell’intera Llyr…

 

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"If a story repeated itself so many times over, building itself up brick by brick, did it eventually become the truth? A house with no doors and no windows, offering no escape"


In arrivo a breve in Italia per il Castoro Off, A Study in Drowing di Ava Reid è un libro a metà tra un fantasy e un dark academia, un romanzo storico e uno gotico. In questo mondo magico altarnativo ma molto simile al nostro, diviso tra due fazioni da sempre in guerra tra loro, Effy è una ragazza solitaria con uno scuro passato, da sempre ritenuta strana, schiva, sottomessa; Effy è anche l'unica donna della facoltà di architettura e per questo è oggetto di scherno da parte dei suoi compagni e di comportamenti altamente misogini da parte sia degli altri studenti che degli stessi professori. Il suo sogno, però, è quello di studiare nella più prestigiosa facoltà di lettere dello stato di Llyr: un sogno impossibile, poiché alle donne è proibito studiare lettere e la letteratura del proprio paese, persino consultare o leggere alcuni dei libri più rari. La sua vita sembra dunque in stallo, almeno fino a quando il suo progetto di restauro della decadente e remota dimora chiamata Hiraeth Manor non viene scelto tra i tanti, ed Effy si trasferisce nel sud profondo di Llyr, nella dimora che un tempo era la casa del più famoso scrittore Lliryano di sempre, nonché suo grande mito: Emrys Myrddin. Ma il maniero in rovina nasconde tra le sue pareti marce oscuri segreti e, forse, le leggende che la gente del posto narra non sono solo leggende, ma qualcosa di molto più sinistro e reale...

"How terrible, to navigate the world without a story to comfort you"

Nel complesso il romanzo della Reid, il primo dei suoi che leggo, mi ha soddisfatto, anche se non posso dirlo di averlo amato quanto avrei voluto o che sia perfetto. Ambientato in un mondo che ricorda sia per cultura che per atmosfere la Scozia e il Galles, trova secondo me nelle sue descrizioni gotiche e oscure il suo punto di forza. Il mare, le scogliere, la salsedine e l'umidità che pregna ogni pagina del romanzo è tangibile, si delinea con forza nella mente del lettore, così come il folklore e le sue tante storie. Anche i personaggi sono sfaccettati, specialmente Effy, la nostra protagonista. Come lei, anche Preston mi è piaciuto, così come mi ha affascinata Ianto; peccato, però, che non sempre le loro interazioni mi sono piaciute, anzi molto spesso le ho trovate troppo sbrigative e poco realistiche. In particolare, il rapporto intimo e poi sentimentale tra Effy e Preston non mi ha convinto molto, benché insieme siano una bella coppia - avrei dato al loro legame più tempo, più profondità, in poche parole più credibilità.

"But if fairies and monsters were real, so were the women who defeated them."

Nonostante alcune pecche nella trama e nell'andamento generale del libro - la parte centrale per me troppo lenta e ripetitiva - Reid ha messo in luce argomenti tristemente attuali andando a creare una società in cui il patriarcato è al centro e le donne sono relegate in un angolo, disprezzate, credute sempre pazze o sciocche. La misoginia è, infatti, tema principale di questo libro ed è presente dall'inizio alla fine. Effy è vittima di abusi, soprusi, succube di un sistema che non la crede, di uomini che vogliono solo possedere e inibire. Ma sono molti altri i temi delicati presenti nel libro, motivo per cui vi invito a informarvi prima di leggerle il romanzo - un romanzo che, non so come, è stato etichettato YA. SPOILER: NON E' ASSOLUTAMENTE YOUNG ADULT E CHI DICE IL CONTARIO MENTE!

Se vi piacciono le atmosfere che richiamano i romanzi delle sorelle Bronte o in generale dell'800, se cercate qualcosa che tratti di emancipazione femminile e di lotta al patriarcato, nonché una lettura che non delude per una volta l'hype che ha circondato la sua uscita, allora date una possibilità a "A Study in Drowing" di Ava Reid. Difficilmente dimenticherete Hiraeth Manor e i suoi abitanti.

venerdì 23 febbraio 2024

Babel [RECENSIONE]

 

 



Autore: R.F. Kuang
Casa Editrice: Oscar Vault - Mondadori
Pagine: 600
Prezzo: 24.00€

 

Trama: Oxford, 1836. La città delle guglie sognanti. Il centro di tutta la conoscenza e l'innovazione del mondo. Al suo cuore c'è Babel, il prestigioso Royal Institute of Translation dell'Università di Oxford. La torre da cui sgorga tutto il potere dell'impero. Rimasto orfano a Canton e portato in Inghilterra da un misterioso tutore, Robin Swift credeva che Babel fosse un paradiso. Fino a che non è diventata una prigione… Può uno studente lottare contro un impero?

 

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"But what is the opposite of fidelity?" asked Professor Playfair. "Betrayal. Translation means doing violence upon the original, it means warping and distorting it for foreign, unintended eyes. So, where does that leave us? How can we conclude except by acknowledging that an act of translation is always an act of betrayal?"


Ho tante cose da dire riguardo questo libro e non so neanche se riuscirò a dirle come vorrei, a spiegarmi come vorrei, perchè Babel non è un libro facile da recensire. Ho atteso mesi e mesi prima di leggerlo, procrastinavo perchè temevo che non mi sarebbe piaciuto, che la mia sarebbe stata l'ennesima recensione negativa su di un titolo molto discusso, amato e stroncato in egual misura sia in Italia che all'estero. Terminata la lettura posso però dire questo: Babel ha dei problemi secondo me oggettivi e altri soggettivi. E' prolisso, molto prolisso, specialmente nella prima parte; è spesso tedioso e la Kuang si autoincensa nel far vedere quante cose sa di traduzione e linguistica, cosa che alla lunga può seccare e far decidere a chi legge di non terminare la lettura. Inoltre molti dei protagonsti mancano di spessore, sono solo utili ad un fine, senza mai avere una vera possibilità di cambiare, di riscattarsi, di essere altro oltre quello che sono - ovvero dei bianchi privilegiati oppure delle persone di colore sfruttate. Se da una parte capisco questa scelta, se ho apprezzato la critica al colonialismo, al suprematismo, ai temi che sono sempre attuali, dall'altra mi sono chiesta quanto abbia avuto senso introdurre certi personaggi giudicati e condannati da pg.1. Inoltre, mi sono domandata se ha avuto davvero senso muovere determinate critiche in un periodo storico dove il razzismo come lo intendiamo noi, così come il sessismo, erano all'ordine del giorno, anzi qualcosa di cui neanche ci si rendeva conto - si può essere sessisti se la società di dice che le donne non sono altro che un bell'oggetto da mettere al braccio, se non possono votare, se per tutta la vita la tua famiglia e la tua società ti cresceva con questa convinzione che nessuno, ancora, metteva in discussione? Con questo non voglio dire che questo atteggiamento sia giustificato, anzi, ma secondo me ha pochi margini di critica e dibattito visto il suo contesto. Ma andiamo avanti, perchè questo argomento è troppo complesso e va oltre la semplice recensione.

Leggendo queste righe sembra che il libro non mi sia piaciuto, ma così non è. Babel è un buon libro, un libro valido, che mette il lettore bianco davanti al suo privilegio, che fa riflettere su come certi atteggiamenti in parte "tollerabili" a inizio '800 ora non siano più ammissibili, anche se putroppo sono all'ordine del giorno. La storia di Robin può essere la storia di tantissimi ragazzi di ogni stato europeo e non, che sono figli del paese dove sono nati e cresciuti, ma non proprio, così come del loro paese d'origine, ma non proprio. Robin stesso credo che sia la vera forza del romanzo, un protagonista che ho amato dalla prima all'ultima pagina.
E anche lo stile di Rebecca Kuang, nonostante le piccole parentesi tediose di cui sopra, mi è piaciuto molto: lei l'ho scoperta con Yellowface, che rimane il suo romanzo che preferisco, ma Babel è stata conferma e sono davvero contenta che non mi abbia deluso come temevo.

Detto questo, voglio fare una premessa: per quanto mi sia piaciuto, Babel non è per tutti e per questo non lo consiglio in maniera indiscriminata. Capisco perfettamente perchè non sia piaciuto, le critiche che gli sono state mosse, quindi vi consiglio di leggerlo con consapevolezza, perchè questo non è un libro come gli altri, non è un libro che vuole raccontare una storia, ma comunicare un messaggio. E ci riesce forte e chiaro!

giovedì 18 gennaio 2024

The Turnglass - La Clessidra di cristallo [RECENSIONE]

 


Autore:
Gareth Rubin

Casa Editrice: Longanesi
Pagine: 457
Prezzo: 14.00€


Trama: Inghilterra, 1881
«Turnglass House ha sempre avuto qualcosa di corrotto e maligno.» Questo è tutto ciò che il giovane medico Simeon Lee sa quando arriva a casa dello zio, il parroco Hawes, per curarlo. Una sola finestra illuminata, un orizzonte sospeso sul vuoto, una palude fangosa pronta a inghiottire i pochi che osano avventurarsi. Lo zio è convinto di essere stato avvelenato e i suoi sospetti ricadono su Florence, la cognata. Immobile, con addosso un abito di seta verde e un sorriso beffardo, Florence li fissa dalla cella di vetro in cui si trova segregata da quando, in un raptus di gelosia, ha ucciso il marito. Molti la considerano pazza, ma secondo Simeon è una figura tutta da decifrare. Come tutto da decifrare è il volumetto rosso che spicca nell’immensa biblioteca dello zio e che lei continua a indicargli. Un libro che racconta una vicenda ambientata nel futuro e che tuttavia potrebbe rivelare qualcosa sul presente. Un libro che parla di un’altra terra, la California, in un’altra epoca, il 1939, che pure ha tanti punti in comune con la storia di questa famiglia inglese. La storia di un uomo che indaga per scoprire cos’era accaduto alla madre, scomparsa vent’anni prima…

California, 1939
Quella dello squattrinato Ken Kourian è una vita divisa tra provini cinematografici e lavoro in un giornale, finché incontra Oliver Tooke. Affascinante, mondano e insieme riservato, Oliver è un celebre scrittore figlio del governatore della California. Da qualche tempo appare incupito, e la pubblicazione del suo nuovo romanzo sembra angosciarlo.
Una sera, arrivato a casa sua, Ken fa una scoperta lo trova riverso sulla scrivania, il collo lacerato da un proiettile, la pistola nella mano. La morte viene presto archiviata come suicidio, ma Ken non è convinto e decide di indagare. Le ricerche lo portano sulle tracce di una vecchia storia, quella del misterioso rapimento del fratello di Oliver e della scomparsa della madre. Una famiglia sfortunata. O forse, una famiglia che nasconde troppi segreti. Ken è convinto che per scoprire la verità dovrà decifrare gli indizi nascosti nell’ultimo libro dell’amico. Un libro che parla di un’altra terra, l’Inghilterra, in un’altra epoca, il 1881, che pure ha tanti punti in comune con la storia di questa famiglia della California. La storia di Simeon Lee, un giovane medico impegnato a soccorrere lo zio malato, un parroco…



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"Vi racconterò una storia. Non è una bella storia, ma nemmeno brutta. E' solo una storia. Una storia vera, però, e questo posso giurarvelo con una mano sul cuore, perchè ne sono testimone diretto"


Buonsalve lettori! Oggi vi parlo della mia prima lettura del 2024: The Turnglass - La Clessidra di Cristalo, uscito in italia a settembre dello scorso anno ed edito Longanesi edizioni.
Turnglass non contiene solo una storia, ma ben due storie al suo interno: due storie che in apparenza non hanno nulla incomune ma che, fidatevi, hanno in comune molto più di quel che sembra. La prima, quella blu, è ambientata nell'Inghilterra del 1881 e vede come protagonista Simeon Lee, un giovane dottore che viene chiamato a Turnglass House, nell'Essex, da un suo lontano parente. Il prete è in condizioni di salute precarie e appena arriva nell'isola di Ray, Simeon capisce che quella dimora non è come sembra e che i segreti che si celano dentro e fuori le sue pareti sono tantissime. Una tra tutte? Quella che si cela in un libro chiamato "Campo d'Oro", ambientata in un futuro non molto lontano, in una terra che si chiama California.

Passando poi alla storia rossa, ambientata appunto in California nel 1939: qui conosciamo Ken, asprirante attore che, per allargare il suo giro di conoscenze, entra nelle grazie di Oliver Tooke, aspirante scrittore e rampollo di una famiglia prestigiose dalle origini inglesi. I due fanno ben presto conoscenza, ma l'idillio dura poco: ben presto Oliver viene trovato morto, apparentemente suicida, ma qualcosa in quella morte - e in quella famiglia - sembra non tornare. Per questo, Ken inizia una serie di indagini insieme alla sorella di Oliver, Caroline, che porteranno a svelare segreti oscuri della famiglia Tooke.

"E quando infine giunse all'epilogo, comprese tutta la tristezza di quella storia: non c'erano vincitori. Nemmeno uno. Uno che avesse guadagnato qualcosa quando la verità sepolta era stata portata alla luce; o che avesse da festeggiare una volta disvelato il segreto del colpevole"

Turnglass è un libro che si svela piano piano. Inizia in sordina, senza troppo clamore, ma subito stuzzica il lettore, mettendolo davanti a una serie di eventi che vengono rimessi insieme come un puzzle dai protagonisti della storia. Al centro di entrambi ci sono la famiglia, i loro segreti oscuri, ma anche il tema dell'etica e dell'identità. Non voglio dirvi molto, perchè penso che questo sia un romanzo che va scoperto pian piano, con i propri tempi e sommando gli indizi che Rubin lascia tra le pagine come piccole briciole di pane. Sicuramente, la parte rossa è la migliore, anche perchè risponde alle domande lasciate insospeso nella storia di Simeon Lee - una storia, per me, altrettanto valida, anche se con un tono diverso e modi diversi. Due storie che sono una e che creano un romanzo pazzesco, che mi ha tenuta incollata fino all'ultima pagina nonostante avessi capito come la trama si sarebbe risolta.

Un gioiellino di romanzo da non farvi scappare e che è stata la scelta perfetta per iniziare il nuovo anno! Super consigliato!

"Il passato ha una sua volontà: una volontà di riparazione. Di meritato castigo. Il passato non smette mai di esigerlo" fissò il libro sul pavimento "Può seppellirlo nel vetro, nella pietra o nel fango. Ma questo significa solo concedergli tempo. Nient'altro che tempo"

lunedì 13 novembre 2023

Lavinia [REVIEW PARTY]

 


Autore: Ursula K. Le Guin
Casa Editrice: Mondadori
Pagine: 312
Prezzo: 14.00€

 

Trama: Unica figlia del re latino, la giovane Lavinia è corteggiata da Turno, re dei Rutuli. Il suo destino però è quello di sposare il principe esule venuto dall'Oriente, Enea, e da lui generare una stirpe che governerà il mondo. Un legame da cui nascerà un impero, ma al prezzo di un conflitto sanguinoso. Nonostante sia un personaggio cruciale nell'Eneide, in tutto il poema Lavinia non pronuncia una sola parola. Duemila anni dopo, finalmente Ursula Le Guin restituisce la voce alla principessa italica. Prendendo in mano la propria sorte, la giovane svela ciò che Virgilio ha taciuto: la storia della sua vita, l'amore della sua vita.

 

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Buonsalve bella gente! Oggi vi parlo di un libro che ho letto in anteprima per un evento organizzato con Mondadori da Franci di Coffe&Books, che ringrazio infinitamente!

Lavinia è il primo romanzo di Ursula K. Le Guin che leggo. Da tempo mi sono ripromessa di leggere qualcosa di questa straordinaria autrice e con Lavinia, romanzo storico e retelling mitologico che è ritornato in italia grazie a Mondadori (che ringrazio per la possibilità di averci fatto organizzare l'evento e per la copia) ci sono finalmente riuscita.

Tutti conoscono l'Eneide; tutti l'abbiamo studiata più e più volte durante il nostro percorso di scuola; tutti conoscono Virgilio, l'Omero romano, il cicerone di Dante all'Inferno, il creatore di uno dei tre poemi epici per eccellenza. Tutti conosciamo poi Enea, il protagonista indiscusso dell'Eneide, così come in moltissimi conosciamo Didone, regina tragica ed eroina femminile dell'Eneide. Chi, invece, si ricorda Lavinia, la sposa latina di Enea, colei che sarà la matriarca del popolo romano?

Lavinia, come ci ricorda l'autrice, è solo un nome appena abbozzato, una donna senza volto, senza voce, che Virgilio traccia frettolosamente e di cui sappiamo poco e nulla. Per questo motivo, Ursula Le Guin decide di darle lei una voce, di farla diventare la protagonista della sua storia, una storia che inizia prima dello sbarco in Italia di Enea, quando Lavinia è ancora una bambina, unica figlia del re Latino e di sua moglie Amata. Prediletta di suo padre, guardata con diffidenza da sua madre, Lavinia passa gli anni della sua giovinezza a servire gli déi, pia e ubbidiente, ma non per questo oppressa. Ella è infatti una giovane donna caparbia, colta, che si prepara al compito che la sua posizione le richiede: sposarsi.
Uomo prescelto sembra essere Turno, re dei Rutuli, un giovane uomo carismatico, ricco, che ottiene sempre quello che vuole. Il destino di Lavinia sembra dunque segnato, ma gli dèi hanno altri piani per lei, e l'arrivo di Enea sulla coste laziali cambierà per sempre la sua vita...

Chi mi conosce sa che sono una persona molto puntigliosa quando si parla di retelling mitologici e che pochissimi libri mi hanno davvero convinta nel modo di reinterpretare gli avvenimenti già scritti da altri. Era dai tempi di Circe di Madeline Miller che un libro del genere non mi prendeva così tanto: Lavinia, infatti, è un romanzo concreto, reale, che non modernizza le dinamiche e, soprattutto, i suoi personaggi. Come suddetto, Lavinia è una giovane donna con una forte personalità, ma questa rimane coerente con il suo tempo, non cade nella trappola contemporanea, andando a snaturare i suoi atteggiamenti e facendola diventare ridicola e paradossale. Lavinia ha una voce, non perde occasione di farla sentire, e ho apprezzato il modo in cui interagisce con gli altri personaggi, in particolare con suo padre e con il poeta Virgilio. Virgilio, infatti, viene introdotto con un colpo di genio magistrale sotto forma di spirito, lui che oramai è vecchio, fragile, e sta andando incontro alla morte. Molto toccante è il suo incontro con Lavinia, il loro lungo scambio di battute dove il poeta romano le predice l'arrivo di quello che sarà il suo sposo e le narra di quello che è accaduto prima, di Troia e della fuga di Enea. Per me una delle scene migliori del libro, nonchè punto di svolta per la narrazione.

Avrete già capito che Lavinia è un libro che mi è piaciuto molto e che promuovo a pieni voti. La Le Guin ha creato un piccolo gioiellino e sono contenta che sia stato riportato in Italia in una nuova veste, così che più persone possibili possano leggerlo. Un titolo da non farsi scappare se amate l'epica classica o se cercate una lettura con una protagonista indimenticabile, forte e fragile allo stesso tempo, che vi entra nel cuore e si fa amare senza alzare mai la voce.

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