«Ti odio con tutta me stessa, cazzo!» - Tamsyn Muir, Gideon la Nona
Buonsalve
lettori! Qualche giorno fa è iniziato il Blog Tour dedicato a Gideon la Nona di
Tamsyn Muir, primo libro di una trilogia scifi – fantasy in uscita in Italia il
prossimo 17 Novembre per Mondadori, che ringrazio per averci permesso di
organizzare l’evento e di leggere in anteprima il libro in cambio di una onesta opinione.
Leggendo la sinossi, ci accorgiamo subito che sono i temi trattati in questo libro d'esordio e tra questi spicca all’occhio quello della nemesi, qui racchiuso nel difficile e complicato
rapporto tra Gideon Nav, ultima ruota del carro e serva su di un pianeta in cui
si è trovata a vivere suo malgrado, e Harrowhark Nonagesimus, necromante e reverenda figlia
della Nona Casa, nonché sua erede legittima. Le due si conoscono da sempre, sono le uniche bambine dalla Nona Casa, e
da sempre il loro astio è noto a tutti, tanto che non mancano sin dalle
primissime pagine battute taglienti e momenti in cui le due ragazze non
nascondono il reciproco disprezzo e le tante (ma poi neanche troppe) differenze
che le contrappongono nettamente.
Ma da dove nasce il termine nemesi e quando va applicato nel contesto
letterario e culturale per definire due acerrimi nemici? Il termine ha origini
greche e deriva dal verbo nèmō (νέμω),
distribuire, dividere; esso viene inoltre associato alla divinità Nemesi,
venerata in età classica come dea distributrice di giustizia vendicativa e
quindi riparatrice dei torti subiti. In suo onore si svolgevano ogni anno ad
Atene, tra fine Settembre e i primi di Ottobre, le feste Nemesie, che si
inserivano tra le tante dedicate in quel periodo al culto dei morti. Centro del
suo culto era però Ranmute, nell’Attica, dove si trovava il tempio a lei
dedicato e questa veniva venerata come figlia di Oceano e Notte e madre di
Eretto, mitico sovrano di quelle terre. In una leggenda di origine ignota, inoltre, a lei viene attribuita anche la maternità di Elena di Troia, ruolo questo che venne poi dato a Leda, famosa protagonista del mito del cigno ritratto in moltissimi e famosissimi quadri presenti nella Storia dell'Arte.
Fino all’inizio del XX secolo la parola nemesi era quindi strettamente legata al mondo greco-latino e al suo significato di vendetta e giustizia divina - una sorta di karma moderno, per capirci; solo successivamente a questa è stata data una nuova accezione, che le ha poi conferito un nuovo significato (quello di arcinemico) grazie a un termine di origine anglosassone, comparso per la prima volta attorno al 1550, che moltissimi conosceranno: Archenemy. Questa parola è molto importante, poiché va oltre il semplice essere un nemico (villain) e definisce quello che è a tutti gli effetti il cattivo per eccellenza, quel personaggio che racchiude in sé i tratti dell’eroe, andando però ad estremizzarli e a contestualizzare il tutto in modo negativo, per degli scopi del tutto egoistici e nocivi per la società. Inoltre, a differenza di un nemico normale, molto spesso l’eroe non riesce a sconfiggere la sua nemesi o, se ci riesce, questo comporta la sconfitta del protagonista stesso – un esempio possono essere Sherlock Holmes e il Professor Moriarty.
Il primo “medium” a portare questa parola in Italia è stato il fumetto americano nel dopoguerra: tra le sue pagine, infatti, troviamo quei nemici mortali che sono diventati famosissimi nel corso dei decenni (basta pensare a due esempi tra i più famosi, come Batman e Joker o Superman e Lex Luthor); successivamente, questi sono stati anche rappresentati più volte al cinema e nella letteratura – specialmente nel filone scifi e fantasy, tra cui possiamo ricordare, tra i molti, Asimov con il suo romanzo Nemesis.
E voi, invece, avete delle “nemesi” preferite? Se vi va, scrivetelo qui sotto nei commenti e non dimenticatevi di recuperare gli articoli già usciti e continuare a seguire l’evento nei prossimi giorni sui blog di La Petite Pritt, Nelyafinwee, Bookish_Brainer e Sylexlibris
Noi ci rivediamo tra qualche giorno, con la recensione di Gideon la Nona.
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