lunedì 20 giugno 2022

La Città di Cap [REVIEW PARTY]

 





Autore: Maria Iovine - Irene Carbone
Titolo: La Città di Cap
Casa Editrice: Beccogiallo
Pagine: 128
Prezzo: 17 €


Trama: La città di Cap è ispirata alla storica impresa di Jean Pierre Yvan Sagnet: grazie a lui, il caporalato oggi è riconosciuto nell’ordinamento giuridico italiano come reato. Non solo, la sua azione ha dato avvio al primo processo su scala europea contro alcuni imprenditori che sfruttavano manodopera. Nonostante il suo coraggio e il suo impegno, la situazione del lavoro bracciantile in Italia è ancora largamente al di sotto della soglia del diritto. Ne “La città di Cap” gli autori immaginano una realtà distopica, ambientata in un futuro non troppo lontano, che mostra le conseguenze di una progressiva erosione dei diritti e consegnano la rivoluzione nelle mani di una donna giovane, nera e sfruttata. Una persona umile che, dal gradino più basso della società, muove le coscienze, accende il senso civico, innescando una rivolta alla riscoperta dei diritti, capace di cambiare il destino di molti. Così, Cap, presentataci come una città ordinata, funzionale, perfetta, quasi paradisiaca, in realtà si rivela essere infernale, mentre l’imperfezione di un sogno è in grado di restituire libertà e umanità.


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Arrivato in libreria qualche giorno fa grazie a Beccogiallo, che ringrazio per la copia e la disponibilità a farmi organizzare questo evento, La Città di Cap è la “storia di una ribellione allo sfruttamento, alla disumanizzazione”. Creata in collaborazione con No Cap, associazione nata nel 2011 grazie a Yvan Sagnet, giovane camerunense a cui questa storia si ispira e grazie a cui oggi in Italia il caporalato è un reato, “La città di Cap” è ambiento in un futuro non tanto lontano da noi, in una città solo apparentemente utopistica ed egualitaria.

L’anno è il 2053 è la città di Cap è una città “perfetta”: il sole splende tutto il giorno, tutti i giorni e ogni suo abitante qui lavora felice, piccolo tassello di una comunità che non ha difetti, che è una macchina perfetta. Qui vive Dritta, ragazza piena di sogni che sta per fare il suo ingresso nella società lavorativa di Cap: Dritta è entusiasta di questo nuovo capitolo della sua vita, ma suo nonno, che ha vissuto un altro mondo, un mondo in cui la gente si batteva per i propri diritti e lo sciopero era un modo per far sentire la propria voce e il proprio disappunto, si oppone a questa sua scelta. Per questo motivo il giorno prima della sua iniziazione le consegna un diario, il suo diario, in cui racconta la sua vita e i soprusi subiti durante la sua lotta contro il caporalato. E sarà proprio il diario di suo nonno a far aprire gli occhi a Dritta che, presa la sua decisione, farà sentire forte e chiara la sua voce e darà vita a una rivoluzione mai vista prima a Cap.

La Città di Cap, come forse avrete già capito, tocca temi da troppo tempo attuali: il caporalato nel settore agricolo è una piaga che conosciamo fin troppo bene. Chi non ha mai sentito di lavoratori stranieri sottopagati, ma anche di donne costrette a orari massacranti che muoiono mentre stanno raccogliendo dell’uva? Tutti sanno, ma pochi sono quelli che non voltano il viso dall’altra parte, che fanno sentire la propria voce. In questo lavoro, però, non c’è solo caporalato, ma anche sfruttamento del lavoro: ragazzi sottopagati, non pagati, costretti a turni massacranti senza alcuna promessa sul futuro – dopo tutto, dovremmo solo ringraziare di lavorare in un ambiente prestigioso, che fa un figurone sul nostro CV, vero? Alla fine, chissene frega del mangiare, delle bollette, della propria dignità. Noi, generazione di ingrati…

La storia di Dritta è, anche solo in minima parte, la storia di tutti noi nati dopo il 1990: chi non ha mai fatto uno stage (ma anche due o tre) non retribuito, o lavorato in una pizzeria in orari massacranti per un salario minimo, o peggio ancora? La risposta probabilmente è nessuno.

Iovine e Silvestro hanno ricreato una storia dignitosa, accompagnata da tavole schiette create da Carbone e Grillo: testo e disegno vanno di pari passo, si prendono per mano e creano un libro che farei leggere nelle scuole, ai ragazzi di ogni età, ma non solo. Se dovessi trovare un difetto, forse direi che in alcuni punti è stato troppo frettoloso, specialmente nei punti più salienti, quando la rivoluzione inizia a prendere piede e le voci iniziano a riecheggiare per le strade. Con qualche pagina in più sarebbe stato molto meglio…
Punto forte, invece, è l'introduzione scritta da Yvan Sagnet: un messaggio forte, fortissimo, scritto da una persona arrivata in Italia con tanti sogni e che, invece, è stato catapultato in un incubo da cui però è riuscito ad uscirne più forte. Noi tutti dobbiamo tantissimo a Sagnet.

Ancora una volta ringrazio la casa editrice per avermi permesso di leggerlo e parlarvene e vi invito a leggere nei prossimi giorni anche le recensioni delle altre ragazze che partecipano al review party.



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