Autrice: Rebecca West
Casa Editrice: Fazi Editore
Pagine: 144
Prezzo: 16 € (cartaceo) - 8.99€ (ebook)
Trama: In una casa signorile sulle colline inglesi Kitty e Jenny, come molte connazionali, attendono trepidanti il ritorno di un uomo. Il soldato Chris Baldry, marito di Kitty e cugino di Jenny, si trova «da qualche parte in Francia» a combattere. Nessuna delle due immagina che a varcare la soglia sarà un estraneo, un uomo segnato dalla guerra in maniera indelebile, illeso nel corpo ma dalla psiche martoriata. Insieme al ricordo delle granate e delle membra dilaniate di tanti commilitoni, il trentaseienne Chris ha rimosso gli ultimi quindici anni della propria vita: non rammenta nulla del matrimonio con l’aristocratica Kitty né della tragica perdita del loro figlio, avvenuta poco prima della guerra. I suoi ricordi si fermano alle estati della giovinezza nella casa di famiglia e al primo amore, quello per Margaret, la figlia di un fattore locale. È a lei che scrive annunciando il proprio ritorno imminente e, per un crudele scherzo del destino, è proprio da lei che Kitty e Jenny ricevono la notizia. Le due donne dovranno affrontare una scelta difficile: lasciare che Chris rimanga felicemente inconsapevole della sua vera vita o aiutarlo a richiamare alla memoria i traumi del passato.
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"Il dolore non è la pura melanconia che immaginano i giovani. E' come l'assedio in una città tropicale. La pelle si secca, la gola è riarsa come se si vivesse nella calura del deserto. L'acqua e il vino hanno un sapore caldo in bocca e il cibo ha la sostanza della sabbia. Si ringhia a quelli che ci stanno intorno e i pensieri pungono nel sonno come zanzare..."
Dopo la trilogia della Famiglia Aubrey e altri romanzi altrettanto chiacchierati, Fazi pubblica il romanzo d’esordio di Rebecca West, che ho avuto la possibilità di leggere in anteprima.
Pubblicato nel 1918, praticamente in contemporanea rispetto al periodo in cui si svolgono le vicende, il romanzo tratta questioni delicate come il primo conflitto mondiale e le ferite invisibili che colpiscono l’animo e la mente dei soldati di ritorno dal fronte.
Protagoniste del romanzo sono tre donne, Jenny, la nostra narratrice, Kitty e Margaret; a dividersi il loro sfaccettato e complicato amore c’è Chris, il soldato che torna dal fronte incompleto, con un amnesia che gli ha fatto dimenticare gli ultimi quindici anni di vita. Niente è rimasto in lui del suo matrimonio con la bella Kitty, della vita che hanno vissuto nella maestosa tenuta di campagna di Baldry Court, o ancora del lutto che ha colpito entrambi quando, cinque anni prima, il loro unico figlio è scomparso prematuramente.
Tutto ciò che Chris ricorda, e di cui non può vivere senza, è Margaret, la donna che ha amato in gioventù e l’unica che sembra in grado di dargli pace e la serenità di cui la sua mente dilaniata ha bisogno.
Inizia così un racconto fatto di ricordi spezzati e a lungo tenuti nascosti, di un tempo in cui la guerra era lontana e con lei i traumi della trincea: il soldato vive in un mondo tutto suo, crogiolato in quella amnesia che gli dà pace, una pace che si incarna in Margaret, donna salvifica che ha una funzione di Beatrice contemporanea. A lei e solo a lei si concede tutto, questa donna che all’esterno viene spesso descritta come vecchia, povera, che trascorre una vita in un matrimonio altrettanto povero e squallido.
In contrapposizione a lei c’è Kitty, il presente, la società edwardiana fatta di salotti e feste, che ora si trova sull’orlo del precipizio: Kitty è un personaggio che inizialmente risulta sgradito, a cui, al contrario della perfetta Margaret, non si perdona nulla, anzi la West non perde occasione, attraverso i pensieri di Jenny, di sottolineare quanto sia inadatta e inutile. Per lei ho provato molta pena: Kitty è anche lei una vittima degli eventi, eppure a nessuno interessa sentire la sua voce; l’autrice stessa la zittisce, relegandola sullo sfondo, al ruolo di personaggio fastidioso, che non ha neanche diritto di manifestare il proprio dolore o il proprio lutto. Sinceramente non mi è piaciuto com’è stata ingiustamente trattata, i pensieri che Jenny le riserva, il modo in cui tutto il suo mondo viene rotto di prepotenza, dissacrato anche nei luoghi più sacri come la nursery del proprio figlio. Se Rebecca West le avesse concesso la parola, secondo si sarebbe potuto creare un personaggio sfaccettato e molto interessante…
Infine veniamo a Jenny, la cugina di Chris, la persona che ci narra dal suo punto di vista gli avvenimenti che accadono nel giro di qualche settimana: Jenny è un personaggio mediocre, nel senso che non è buono e neanche cattivo, esiste a basta, ha la sola funzione di narrare, mentre risulta inutile nel progredire degli eventi. Nessuno è davvero interessato a lei, neanche Chris, con cui ha condiviso l’infanzia e giornate infinite a Baldry Court; solo Margaret si confessa alla sua presenza, anche se queste confessioni sembrano inserite più ai fini della trama – quindi per sottolineare la perfezione e la beatitudine della donna – che per mettere in luce Jenny. Insomma, per me Jenny è quella cugina/persona che sta sempre in mezzo ai piedi, che si impiccia di tutto, ma di cui se ne può fare a meno. Per quanto mi riguarda, probabilmente avrei preferito un narratore onnisciente che questa voce spesso fastidiosa e ponta a elargire giudizi e critiche non richieste.
Il Ritorno del Soldato si inserisce tra i romanzi che trattano in varie maniere la questione della guerra e cosa questa ha comportato per gli uomini. Il tema di quella che venne chiamata war neurosis o shell shock è presente in romanzi ben più noti come La Signora Dalloway di Virginia Woolf o negli scritti di coloro che la guerra l’hanno vissuta in prima persona. I poeti di guerra sono tanti in quei tempi, molti di loro moriranno suicidi, vittime di un “guasto della guerra” che ha messo in discussione tutto, non solo le dinamiche sociali, ma anche la stessa figura del soldato, non più eroe trionfatore senza macchia, ma uomo fragile e spezzato, i cui resti difficilmente sono rimessi insieme.
Ben conscia che questo sarebbe stato il tema principale di questo romanzo, mi sono buttata a capofitto della lettura, impaziente di trovare una trama più dinamica, un’analisi più approfondita di questa problematica: volevo amare ogni personaggio, volevo entrare davvero nella psiche di Chris, essere disturbata dalla sua storia e dal dolore che la perdita di memoria dell’uomo amato avrebbe causato sulla sua famiglia. Le promesse, purtroppo, non sono state mantenute: come già accennato, il soldato è una macchietta sfuggente, la sua voce è flebile, fugace, si sente pochissime volte. Non sono riuscita in nessun modo ad empatizzare con lui, a volergli bene, ad arrivare alla conclusione del libro davvero interessata al suo futuro.
La stessa cosa vale anche per gli altri personaggi – l’unica per cui ho provato qualcosa è stata Kitty – che avrebbero dovuto reggere il peso di questo romanzo breve, ma che alla fine ne vengono schiacciati.
Alla fine non c’è nessuna gioia per nessuno di loro, come non c’è gioia per il lettore: credo che, semplicemente, al termine di questo romanzo tutti quanti – lettori compresi – ne escono perdenti.
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