venerdì 23 febbraio 2024

Babel [RECENSIONE]

 

 



Autore: R.F. Kuang
Casa Editrice: Oscar Vault - Mondadori
Pagine: 600
Prezzo: 24.00€

 

Trama: Oxford, 1836. La città delle guglie sognanti. Il centro di tutta la conoscenza e l'innovazione del mondo. Al suo cuore c'è Babel, il prestigioso Royal Institute of Translation dell'Università di Oxford. La torre da cui sgorga tutto il potere dell'impero. Rimasto orfano a Canton e portato in Inghilterra da un misterioso tutore, Robin Swift credeva che Babel fosse un paradiso. Fino a che non è diventata una prigione… Può uno studente lottare contro un impero?

 

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"But what is the opposite of fidelity?" asked Professor Playfair. "Betrayal. Translation means doing violence upon the original, it means warping and distorting it for foreign, unintended eyes. So, where does that leave us? How can we conclude except by acknowledging that an act of translation is always an act of betrayal?"


Ho tante cose da dire riguardo questo libro e non so neanche se riuscirò a dirle come vorrei, a spiegarmi come vorrei, perchè Babel non è un libro facile da recensire. Ho atteso mesi e mesi prima di leggerlo, procrastinavo perchè temevo che non mi sarebbe piaciuto, che la mia sarebbe stata l'ennesima recensione negativa su di un titolo molto discusso, amato e stroncato in egual misura sia in Italia che all'estero. Terminata la lettura posso però dire questo: Babel ha dei problemi secondo me oggettivi e altri soggettivi. E' prolisso, molto prolisso, specialmente nella prima parte; è spesso tedioso e la Kuang si autoincensa nel far vedere quante cose sa di traduzione e linguistica, cosa che alla lunga può seccare e far decidere a chi legge di non terminare la lettura. Inoltre molti dei protagonsti mancano di spessore, sono solo utili ad un fine, senza mai avere una vera possibilità di cambiare, di riscattarsi, di essere altro oltre quello che sono - ovvero dei bianchi privilegiati oppure delle persone di colore sfruttate. Se da una parte capisco questa scelta, se ho apprezzato la critica al colonialismo, al suprematismo, ai temi che sono sempre attuali, dall'altra mi sono chiesta quanto abbia avuto senso introdurre certi personaggi giudicati e condannati da pg.1. Inoltre, mi sono domandata se ha avuto davvero senso muovere determinate critiche in un periodo storico dove il razzismo come lo intendiamo noi, così come il sessismo, erano all'ordine del giorno, anzi qualcosa di cui neanche ci si rendeva conto - si può essere sessisti se la società di dice che le donne non sono altro che un bell'oggetto da mettere al braccio, se non possono votare, se per tutta la vita la tua famiglia e la tua società ti cresceva con questa convinzione che nessuno, ancora, metteva in discussione? Con questo non voglio dire che questo atteggiamento sia giustificato, anzi, ma secondo me ha pochi margini di critica e dibattito visto il suo contesto. Ma andiamo avanti, perchè questo argomento è troppo complesso e va oltre la semplice recensione.

Leggendo queste righe sembra che il libro non mi sia piaciuto, ma così non è. Babel è un buon libro, un libro valido, che mette il lettore bianco davanti al suo privilegio, che fa riflettere su come certi atteggiamenti in parte "tollerabili" a inizio '800 ora non siano più ammissibili, anche se putroppo sono all'ordine del giorno. La storia di Robin può essere la storia di tantissimi ragazzi di ogni stato europeo e non, che sono figli del paese dove sono nati e cresciuti, ma non proprio, così come del loro paese d'origine, ma non proprio. Robin stesso credo che sia la vera forza del romanzo, un protagonista che ho amato dalla prima all'ultima pagina.
E anche lo stile di Rebecca Kuang, nonostante le piccole parentesi tediose di cui sopra, mi è piaciuto molto: lei l'ho scoperta con Yellowface, che rimane il suo romanzo che preferisco, ma Babel è stata conferma e sono davvero contenta che non mi abbia deluso come temevo.

Detto questo, voglio fare una premessa: per quanto mi sia piaciuto, Babel non è per tutti e per questo non lo consiglio in maniera indiscriminata. Capisco perfettamente perchè non sia piaciuto, le critiche che gli sono state mosse, quindi vi consiglio di leggerlo con consapevolezza, perchè questo non è un libro come gli altri, non è un libro che vuole raccontare una storia, ma comunicare un messaggio. E ci riesce forte e chiaro!

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