mercoledì 25 novembre 2020

Evento - Review Party: La Vita Invisibile di Addie Larue [RECENSIONE]

 

 
 
 
 

Autrice
:
Victoria Schwab
Titolo: La Vita Invisibile di Addie Larue
Casa Editrice: Mondadori - Oscar Vault
Pagine: 492

Prezzo
: 24€ (cartaceo) 10,99€ (ebook)



TRAMA: "Non pregare mai gli dèi che sono in ascolto dopo il tramonto.". E se potessi vivere per sempre, ma della tua vita non rimanesse traccia perché nessuna delle persone che incontri può ricordarsi di te? Nel 1714, Adeline LaRue incontra uno sconosciuto e commette un terribile errore: sceglie l'immortalità senza rendersi conto che si sta condannando alla solitudine eterna. Tre secoli di storia, di storie, di amore, di arte, di guerra, di dolore, della solennità dei grandi momenti e della magia di quelli piccoli. Tre secoli per scegliere, anno dopo anno, di tenersi stretta la propria anima. Fino a quando, in una piccola libreria, Addie trova qualcuno che ricorda il suo nome. Nella tradizione di "Vita dopo vita" e "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo", "La vita invisibile di Addie LaRue" si candida a divenire una pietra miliare nel genere del "romanzo faustiano".
 
 
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Buonsalve lettori! Termina oggi l'evento organizzato in occasione dell'uscita de "La Vita Invisibile di Addie Larue" edito Mondadori, che ringrazio per averci permesso di crearlo e per la copia digitale inviata in anteprima. Ringrazio, infine, anche le ragazze che hanno deciso di unirsi a me in questa breve ma intensa avvenura! Passate anche dai loro blog, mi raccomando!


«Le storie sono un modo di preservare se stessi. Di essere ricordati. E di dimenticare. Le storie si trasmettono in una miriade di forme: nel carboncino e in una canzone, in quadri, poesie, film. E nei libri. I libri, ha scoperto, sono un mezzo per vivere infinite vite o per trovare la forza di affrontarne una bella lunga.».


Quando si parla de “La Vita Invisibile di Addie Larue” si va a toccare uno degli argomenti più spinosi degli ultimi mesi nel panorama libresco. L’ultima fatica di Victoria Schwab, infatti, è stata a lungo attesa, ancor di più chiacchierata e questo ha portato una parte dei lettori ad avere aspettative altissime, e un'altra a temere un flop epocale, di quelli che non ti dimentichi facilmente. In un modo o in un altro ne abbiamo parlato, discusso, letto e ora, finalmente, possiamo anche recensirlo.

Prima di iniziare la recensione vera e propria voglio fare una premessa: come molti sanno, ho letto praticamente tutto della Schwab, nella mia libreria si possono ammirare tutti i suoi titoli; questo mi ha portato a identificarmi tra quelli che aspettavano questo libro con trepidazione, certa che sarebbe stato un capolavoro, il libro della vita, di quelli che ti rimane per sempre nel cuore. Sarà successo? Lo scoprirete tra pochissimo…

«Cosa spinge qualcuno a scambiare un’intera vita di talento per qualche misero anno di gloria?»
Il ghigno dell’oscuro si incupisce. «Perché il tempo non ha pietà per nessuno, tantomeno per gli artisti. [...] Perché la felicità è fugace, la storia rimane e, alla fin fine» continua, «tutti vogliono essere ricordati.»



Se dovessi descrivere questo libro con una parola utilizzerei un verbo: vivere. Vivere nonostante gli errori commessi, nonostante gli inganni, le promesse non mantenute; vivere (e alle volte soprevvivere) cercando di essere abbastanza per se stessi e gli altri, anche quando tutti si dimenticano di te, nella speranza di lasciare ugualmente un segno del tuo passaggio, un bagliore che renda più luminosa la vita degli altri e allo stesso tempo la propria. 




«Hai forse dimenticato» gli aveva domandato allora «quando non eri altro che ombra e nebbia?»
«Tesoro" aveva risposto lui in quel suo modo soave e ironico, «io ero la notte in persona»

Victoria Schwab ha scritto un inno alla resilienza, alla perseveranza nel continuare a vivere nonostante tutto, senza averne mai abbastanza anche quando il tempo a nostra disposizione è infinito e lo ha incarnato in Addie Larue, una giovane come tante, in cui molti si possono riconoscere. Addie non vuole essere legata alle catene della sua casa, del suo paese, del matrimonio; al contrario, ci viene subito presentata come curiosa, perspicace, una bambina che sin da piccolissima vuole scoprire cosa c’è oltre le mura domestiche, si affanna per poter scappare anche solo per poche ore dalla severa madre, vivere l’esperienza del mercato cittadino con suo padre, immergersi nei suoni e nei colori urbani che agli occhi di una bambina di sei anni sono unici e inimitabili. Eppure Addie è anche ingenua, o forse solo disperata, e nella notte del suo matrimonio prega un entità misteriosa e oscura, un demone che realizzerà il suo più grande desiderio a un prezzo carissimo: la sua libertà – e la sua immortalità – in cambio della memoria.
Ogni persona che incontra o che l’abbia mai incontrata, infatti, si dimenticherà di lei e della sua esistenza un attimo dopo averla conosciuta, privandola di fatto dell’affetto dei suoi cari e di essere amata da qualsiasi persona incrocerà il suo cammino nel corso degli anni a venire. Eppure, trecento anni dopo quel patto, un ragazzo all’apparenza come tanti si ricorderà di lei, stravolgendole quella vita fatta di sotterfugi e solitudine tanto difficilmente costruita…


«Dicono che siamo come fiocchi di neve, ognuno a suo modo speciale, ma la verità è che siamo più simili al cielo. C’è chi è nuvoloso, chi promette tempesta, chi è limpido, ma è impossibile trovarne due uguali.»

Ancora una volta Victoria Schwab ha costruito una storia diversa da tutte le altre, una di quelle che ami o destesti senza mezze misure, con dei personaggi con cui non ho potuto fare a meno di empatizzare: Addie, così come Henry e Luc, sono protagonisti con un carattere ben delineato, si dimostrano forti nonostante le loro debolezze e le loro fragilità, nonostante i momento di insicurezza che li rendono ancor più reali. Tutti e tre, a modo loro, vogliono essere amati e sono disposti a tutto – e quando dico a tutto, intendo a tutto – pur di catturare e tenere stretto quel sentimento evanescente cantato da poeti e artisti e farlo durare nel corso degli anni (o, nel caso di due di loro, nei secoli).
Nonostante il personaggio che ho sentito più affine a me sia stato Henry, confesso che il mio preferito è stato Luc, ma visto i precedenti non mi aspettavo altro visto che, tra i protagonisti delle altre storie firmate Victoria Schwab, i miei preferiti si sono dimostrati essere i personaggi più grigi tra tutti. In Luc, infatti, ho intravisto la sfacciataggine e la follia di Victor, ma anche la fragilità e l’apparente freddezza di Hollande, mio preferito tra i personaggi della trilogia di A Darker shade of Magic (uscito in Italia con il nome di Magic).

«E' così che si vive in eterno. Oggi è un giorno, domani un altro. Poi ne arriva un altro ancora, e bisogna fare tesoro di quel che arriva, godersi ogni istante rubato, tenersi stretto ciascun momento finchè non c'è più.»

Passando ai temi trattati, una parentesi bisogna darla al delicato argomento che è la salute mentale, la depressione e il conseguenze abuso di droghe e alcool: se, infatti, pensate che questo libro sia tutta una passeggiata, per ragazzini, allora avete capito male e vi invito a informarvi bene prima di leggerlo. La Vita Invisibile di Addie Larue è molto spesso crudo, violento, contiene accenni allo stupro e, come suddetto, parla di malattie mentali, di quella “tempesta” implacabile che arriva quando meno te l’aspetti e spazza via tutto e ti fa rimanere impotente. A dirla tutta, avrei voluto che la Schwab avesse approfondito meglio queste tematiche, invece che spendere molte pagine iniziali introducendoci fatti e personaggi che, di fatto, non hanno portato nulla alla trama e ai suoi avvenimenti. Insomma, un brava ma non bravissima a Victoria, che ci ha provato a introdurre temi di natura sociale, ma che forse avrebbe dovuto sforzarsi un pochino di più…

Nonostante questo, La Vita Invisibile di Addie Larue si è dimostrato nel suo insieme un ottimo libro: sia chiaro, non è un libro impeccabile, all'inizio non scatta subito la scintilla e necessiti giorni per essere digerito completamente (forse anche di una rilettura qua e là per apprezzarne a pieno ogni piccola sfumatura), ma alla fine non si può fare a meno di amarlo e riconoscerne le molteplici qualità. Quindi, tornando alla domanda iniziale, possiamo dire che questo sia il libro della vita? La risposta è si e no. Sotto alcuni punti di vista è certamente unico, ma sotto altri aspetti si poteva fare un pochino di più, spingersi ancora più in là per arrivare a quella perfezione che puoi vedere all’orizzonte quando chiudi l’ultima pagina, ma che purtroppo non riesci ad acciuffare. Eppure, io mi ricorderò di Addie, perché nonostante non sia perfetto, la sua storia mi ha emozionata tantissimo ed è una di quelle che per me è quasi impossibile dimenticare…


4,5/5🌟

martedì 24 novembre 2020

Review Party: Film Pop - Anni '80 [RECENSIONE]

 






Autrice: Matteo Marino e Simone Stefanini
Titolo: Film Pop - Anni '80
Casa Editrice: Beccogiallo
Pagine: 416

Prezzo: 19€


TRAMA: I film pop degli anni '80 sono legati ai ricordi, a una stagione irripetibile della vita. Ma quei film con i quali siamo cresciuti non hanno a che fare solo con la nostalgia: hanno colonizzato l'immaginario contemporaneo. Matteo Marino e Simone Stefanini prendono in esame 28 film pop + 1 e, alla guida della DeLorean, tornano bambini, in sala, coi popcorn in mano. Ma si mettono anche nei panni di chi vede quei classici con gli occhi di oggi, magari per la prima volta o all'ennesimo rewatch. Storia, tecnica, musica, icone, location, ma soprattutto cuore, in un libro che è come una commedia che alla fine ti fa commuovere. Una guida schietta ai film che ci hanno cambiato la vita e che ci hanno salvato, ancora una volta, quando stavamo chiusi in casa. Basta chiacchiere: è tempo di raggiungere le 88 miglia orarie!


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E’ uscito qualche giorno fa, più precisamente il 19 Novembre "Film Pop – Anni ’80" di Matteo Marini e Simone Stefanini. Grazie alla casa editrice Beccogiallo, che lo ha pubblicato e che ringrazio tantissimo per averci permesso di organizzare l’evento e per la copia cartacea, ho avuto la possibilità di leggerlo in anteprima e di recensirlo.  

Il libro di Marino e Stefanini è un ode agli anni ’80, un manuale scritto di tutto piunto che è un viaggio nel tempo alla riscoperta di quel decennio sfavillante e rivoluzionario non solo per l’Italia, ma per il mondo intero. Tutto sembrava possibile negli anni ’80, i ragazzi dell’epoca si sentivano quasi invincibili, grazie a un benessere diffuso e a una cultura dell’edonismo che metteva al centro la persona, il corpo e l’eccesso a livello estetico (perché diciamocelo, se non erano eccessive quelle spalline e quei capelli cotonati io non so cosa lo sia). Io, invece, che non sono figlia degli anni ’80, ma sono nata a cavallo tra i due decenni (sì, sono classe 1990 e sì, ho appena spento 30 candeline), di quella cultura mi sono portata tantissimo dietro, specialmente quando si parla di cinema, televisione e musica. E proprio il cinema è il protagonista di questo libro, che ci presenta di anno in anno una carrellata di film diventati culto, vuoi per una cosa o per un'altra, anche grazie a delle colonne sonore imbattibili e dei protagonisti carismatici e spesso fuori di testa che è impossibile non amare.



Come suddetto, Film Pop anni ’80 è un tuffo del passato sia per chi legge, ma anche per chi scrive: i due autori, utilizzando uno stile spesso ironico e scherzoso, non mancano mai di condividere con il lettore i loro ricordi di ragazzini, le loro emozioni quando, per la prima volta, hanno visto i film di cui ci stanno parlando. Il loro amore per questo decennio e i film di questi anni è palese e, aggiungo, dà al libro quel qualcosa in più che ti fa riuscire ad empatizzare con loro sia che tu abbia visto o amato quel film o, al contrario, non ne sappia quasi nulla - sfido chiuque a non avere voglia di accendere la tv o andare su Netflix per recuperare quel titolo che ancora manca una volta terminata la lettura.
Ma come è strutturato il libro? Come forse avrete capito il volume si divide per anni, quasi fosse una vera e propria enciclopedia, partendo dal 1980 e concludendosi con la sezione dedicata ai film usciti in Italia nel 1989. I titoli su cui il duo si focalizza ovviamente sono scelti in modo soggettivo, proprio perché carichi di ricordi preziosi, quindi non prendetevela se manca il vostro preferito – che, sicuramente, sarà presente nella sezione: In Italia quell'anno uscirono anche

La struttura utilizzata per parlarci del film è sempre uguale ed è suddivisa in macro-aree, partendo da una breve introduzione del film, in leggiamo in che giorno e mese è uscito in Italia il film e notizie su incassi e accoglienza del pubblico; passando poi ad analizzare i personaggi in “Buoni o Cattivi” si continua con il “Cuore” del film, ovvero gli argomenti e i focus che il film tratta, e di quanto molti di questi siano ancora attuali; ancora, proseguiamo con “Icona Pop” che, come avrete già immaginato, ci parla appunto di quanto quel film sia diventato popolare (che sia grazie a delle frasi, a dei personaggi particolari o alla colonna sonora poco importa). Parlando poi della colonna sonora, abbiamo la “Playlist” dove i due autori ci ricordano le canzoni immortali che hanno fatto da sottofondo ai film (Qualche esempio? La Marcia Imperiale di Guerre Stellari, “Don’t you forget about me” dei Simple Mind che chiude The Breakfast Club o, ancora, il motivetto “Who ya gonna call? Ghostbusters!” scritta da Ray Parker Jr  per l'omonimo film). Ultime due sezioni sono il “Rewatch” in cui Marino e Stefanini ci raccontano le loro emozioni provate nel riguardare il film oggi e, ancora, quanto questi riescano nel 2020 a parlare con un linguaggio attuale al pubblico e come vengano letti dalle varie fasce d’età; a questa segue e conclude la parentesi dedicata al film “Mappe” dove ci si focalizza sulle locations che hanno ospitato i film, molte delle quali sono ancora visitabili e, nel corso del tempo, sono diventate vere e proprie mete di pellegrinaggio.

La vera chicca, però, sono le ultimissime pagine, da sfogliare e leggere solo in un determinato momento dell’anno e che… no, no, meglio fermarmi qua e non rovinare la sorpresa! Se davvero volete saperlo, dovrete comprare il volume!

Tirando le somme di questa recensione, non posso non concludere dicendo che per me questo libro è stato un viaggio nella mia infanzia, periodo in cui ho visto molti di questi film con mio padre, ma anche nella mia adolescenza, quando da sola me ne sono visti tantissimi. Se, come me, siete appassionati dei film e, in generale, degli anni ’80, questo è un libro da non farvi scappare; al contrario, se volete approcciarvi per la prima volta a questo decennio un po’ strambo e pieno di colori fluo ed effetti speciali palesemente finti, o ancora siete fan accaniti di serie come Strager Things, allora questo libro è un titolo da non farvi scappare e, spero, vi farà capire se questo periodo storico fa per voi!

Io ringrazio ancora una volta la CE e le ragazze che si sono unite a me in questa avventura e vi invito a continuare a seguire l’evento sui nostri blog e sulle nostre pagine Instagram: le soprese non sono ancora finite!

martedì 17 novembre 2020

Review Party: Gideon la Nona [RECENSIONE]

 


 
"Gideo la Nona, primo fiore della mia Casa, sei la più valorosa paladina che mai siamo riusciti a produrre. Sei il nostro trionfo. La migliore tra tutti noi."



Autrice: Tamsyn Muir
Titolo: Gideon la Nona
Casa Editrice: Mondadori - Oscar Vault
Pagine: 456
Prezzo: 22€ (cartaceo), 10,99€ (ebook)




Trama: L'imperatore ha bisogno di negromanti. Il nono negromante ha bisogno di una spadaccina. Gideon ha una spada, non ne può più di tutta quella robaccia da non morti in mezzo a cui è cresciuta e vorrebbe sfuggire al destino che la attende: una vita come servitrice e un post-vita come corpo rianimato. E così si prepara a fuggire. Ma la sua nemesi non la lascerà libera senza chiedere qualcosa in cambio...

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Buonsalve lettori! Siamo quasi al termine dell'evento dedicato a Gideon la Nona, libro fantasy-scifi che esce oggi in tutte le librerie e che, grazie alla Mondadori che ha permesso a me e alle altre ragazze di creare l'evento, ho potuto leggere in anteprima. Prima di iniziare voglio fare una premessa: la mia recensione sarà schietta e sincera, perchè è questo quello che mi preme di più, non il recensire positivamente a tutti i costi, quindi leggetela come un parere soggettivo, che non deve scoraggiarvi a leggere il libro, ma solo a farvi un'idea di cosa potreste trovare e cosa potreste (spero di no) non apprezzare.

Esordio della neozelandese Tamsyn Miur e primo di una trilogia, Gideon la Nona è un romanzo estremamente particolare, direi anche strano, sopra le righe e, aggiungo, non per tutti. L'ho iniziato carica di aspettative, non solo perchè pubblico e critica ne hanno parlato benissimo (il libro è stato candidato a moltissimi premi illustri), ma anche perchè la trama mi è sembrata subito super interessante e diversa da tutto quello che ho letto fino a questo momento. Per tutti questi motivi e non solo sono stata felicissima quando ho saputo che la CE mi avrebbe permesso di recensirlo in anteprima, approfondirne i temi e sponsorizzarlo sui miei canali. Ma la felicità ha avuto vita breve...
Dopo poche pagine, infatti, ho già percepito che qualcosa non andava, che quello stile così osannato non riusciva a prendermi, al contrario mi snervava sempre più spesso e non riusciva a farmi immedesimare come desideravo nei personaggi o godere degli avvenimenti. Il problema principale che ho avuto con questo libro, infatti, è stato proprio lo stile di scrittura della Muir: non so se questo è dovuto alla traduzione e quindi a un caso di "lost in translation" oppure al libro stesso, ma sta di fatto che ogni capitolo mi sembrava infinito e la confusione della trama, che si evolve con una lentezza disumana e vuole proporci un mistero dalle tinte gialle che proprio non ingrana, non mi ha aiutato.


Bisogna ammettere che, per fortuna, Gideon è stata un personaggio così fuori di testa che mi ha aiutata ad andare avanti e a non mollare il libro a metà - cosa che sono stata tentata di fare moltissime volte. Gideon è squisitamente pazza, sfacciata e sfrontata; non ha peli sulla lingua e farebbe di tutto per raggiungere il suo obbiettivo: abbandonare la Nona Casa senza mai voltarsi indietro e senza rimpianti. La sua non è una vita semplice, così come non lo è quella di Harrow, la sua nemesi, il suo opposto, la ragazzina ossuta tutta spigoli che la tormenta da quando è una bambina.
Il loro rapporto è meraviglioso, la cosa più bella di questo libro, e vederlo crescere, scoprire tutti i segreti che hanno portato alla nascita di quell'astio mi ha quasi commosso. Gideon e Harrow sono più simili di quanto pensino, il loro è un legame che sboccia piano piano, attraverso piccoli gesti, senza mai avere fretta e se solo l'autrice avesse trattato il resto del libro come ha trattato suddetto legame questo romanzo sarebbe stato un capolavoro.

Così non è successo e, con mio sommo dispiacere, mi sono ritrovata a leggere di un mondo e un'ambientazione raffazzonati e confusi, di cui sappiamo poco e nulla e di personaggi secondari tutti uguali, privi di tridimensionalità che rendono impossibile affezionarsi a loro anche nei momenti più cruciali. Inoltre, l'infodumping mi ha letteralmente uccisa: parole su parole inutili, descrizioni di avvenimenti e di robe che mi scordavo dopo un secondo e mezzo nonostante la loro importanza, per non parlare poi delle inutili informazioni che per me non hanno portato la trama da nessuna parte. L'autrice vorrebbe accopagnarci mano per mano attraverso un mistero legato a un pianeta abbandonato e morente, con tanto di morti sospetti e probabili assassini, ma pecca nel costruirlo, nel riuscire a far provare a chi legge - in questo caso io -  quella curiosità o, ancora, quell'ansia latente che accompagna ogni libro mistery che si rispetti.
Innegabile, d'altro canto, è che le ultime 60/80 pagine siano state ben eseguite, oltre che piene di azione e misteri svelati (per non parlare del fatto che mi hanno quasi distrutto emotivamente), ma possono così poche pagine salvare un libro nel suo intero? La risposta è, come certamente avrete capito, no.


Nonostante tutto, vi dico di provare a dare un'occasione a questo libro, perchè potrebbe stupirvi in positivo - diciamocelo chiaramente: Gideon la Nona o si ama o si odia - e diventare uno dei vostri libri preferiti, proprio com'è successo per la maggioranza delle persone che lo hanno letto. Io, invece, credo che mi fermerò qui, nella speranza che la mia recensione sia stata in qualche modo utile ed esaustiva.

Se volete leggere le altre recensioni, vi ricordo di passare dalle altre ragazze con cui ho organizzato l'evento. Parte delle loro recensioni sono già online, mentre le altre le troverete domani. Alla prossima!


"Troppe parole" disse Gideon, cospiratoria "Che ne dici di: "una carne, una fine", brutta stronza?"


2,5/5🌟
 
 

venerdì 13 novembre 2020

Blogtour: Gideon la Nona - La Nemesi

 


«Ti odio con tutta me stessa, cazzo!» - Tamsyn Muir, Gideon la Nona



Buonsalve lettori! Qualche giorno fa è iniziato il Blog Tour dedicato a Gideon la Nona di Tamsyn Muir, primo libro di una trilogia scifi – fantasy in uscita in Italia il prossimo 17 Novembre per Mondadori, che ringrazio per averci permesso di organizzare l’evento e di leggere in anteprima il libro in cambio di una onesta opinione.
Leggendo la sinossi, ci accorgiamo subito che sono i temi trattati in questo libro d'esordio e tra questi spicca all’occhio quello della nemesi, qui racchiuso nel difficile e complicato rapporto tra Gideon Nav, ultima ruota del carro e serva su di un pianeta in cui si è trovata a vivere suo malgrado, e Harrowhark Nonagesimus, necromante e reverenda figlia della Nona Casa, nonché sua erede legittima. Le due si conoscono da sempre, sono le uniche bambine dalla Nona Casa, e da sempre il loro astio è noto a tutti, tanto che non mancano sin dalle primissime pagine battute taglienti e momenti in cui le due ragazze non nascondono il reciproco disprezzo e le tante (ma poi neanche troppe) differenze che le contrappongono nettamente.

Ma da dove nasce il termine nemesi e quando va applicato nel contesto letterario e culturale per definire due acerrimi nemici? Il termine ha origini greche e deriva dal verbo nèmō (νέμω), distribuire, dividere; esso viene inoltre associato alla divinità Nemesi, venerata in età classica come dea distributrice di giustizia vendicativa e quindi riparatrice dei torti subiti. In suo onore si svolgevano ogni anno ad Atene, tra fine Settembre e i primi di Ottobre, le feste Nemesie, che si inserivano tra le tante dedicate in quel periodo al culto dei morti. Centro del suo culto era però Ranmute, nell’Attica, dove si trovava il tempio a lei dedicato e questa veniva venerata come figlia di Oceano e Notte e madre di Eretto, mitico sovrano di quelle terre. In una leggenda di origine ignota, inoltre, a lei viene attribuita anche la maternità di Elena di Troia, ruolo questo che venne poi dato a Leda, famosa protagonista del mito del cigno ritratto in moltissimi e famosissimi quadri presenti nella Storia dell'Arte.


Nel mondo moderno l’utilizzo del termine è stato dunque usato esclusivamente con accezione classica, evidenziando così la nemesi come un qualcosa molto simile ad un deus ex machina che riesce a compensare degli equilibri sbilanciati a causa delle azioni degli uomini, dei potenti, che con la loro hybris (tracotanza) hanno cercato di porsi al di sopra delle leggi della Natura e del divino. Non a caso in questi casi si parla di “nemesi storica”, definizione nata nell’epoca moderna e che molti scrittori hanno trattato nei loro testi – tra questi ricordiamo Carducci e Manzoni; nei loro romanzi, infatti, possiamo assistere alla caduta di sovrani e imperatori, di coloro che con le loro azioni superbe hanno nuociuto al popolo, alla società, ma che successivamente sono stati sconfitti dal Fato inesorabile.

Fino all’inizio del XX secolo la parola nemesi era quindi strettamente legata al mondo greco-latino e al suo significato di vendetta e giustizia divina - una sorta di karma moderno, per capirci; solo successivamente a questa è stata data una nuova accezione, che le ha poi conferito un nuovo significato (quello di arcinemico) grazie a un termine di origine anglosassone, comparso per la prima volta attorno al 1550, che moltissimi conosceranno: Archenemy. Questa parola è molto importante, poiché va oltre il semplice essere un nemico (villain) e definisce quello che è a tutti gli effetti il cattivo per eccellenza, quel personaggio che racchiude in sé i tratti dell’eroe, andando però ad estremizzarli e a contestualizzare il tutto in modo negativo, per degli scopi del tutto egoistici e nocivi per la società. Inoltre, a differenza di un nemico normale, molto spesso l’eroe non riesce a sconfiggere la sua nemesi o, se ci riesce, questo comporta la sconfitta del protagonista stesso – un esempio possono essere Sherlock Holmes e il Professor Moriarty.

Il primo “medium” a portare questa parola in Italia è stato il fumetto americano nel dopoguerra: tra le sue pagine, infatti, troviamo quei nemici mortali che sono diventati famosissimi nel corso dei decenni (basta pensare a due esempi tra i più famosi, come Batman e Joker o Superman e Lex Luthor); successivamente, questi sono stati anche rappresentati più volte al cinema e nella letteratura – specialmente nel filone scifi e fantasy, tra cui possiamo ricordare, tra i molti, Asimov con il suo romanzo Nemesis.



E voi, invece, avete delle “nemesi” preferite? Se vi va, scrivetelo qui sotto nei commenti e non dimenticatevi di recuperare gli articoli già usciti e continuare a seguire l’evento nei prossimi giorni sui blog di La Petite Pritt, Nelyafinwee, Bookish_Brainer e Sylexlibris

Noi ci rivediamo tra qualche giorno, con la recensione di Gideon la Nona.


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