sabato 15 ottobre 2022

Foundryside [REVIEW PARTY]

 



Autore: Robert Jackson Bennet
Casa Editrice: Mondadori - Oscar Vault
Pagine: 600
Prezzo: 19 € (cartaceo) - 9.99€ (ebook)


Trama: Sancia Grado è una ladra, e una ladra tremendamente brava. Il suo ultimo obiettivo, un magazzino sorvegliatissimo sul molo di Tevanne, non sembra per niente fuori della sua portata. Ciò che Sancia non sa è che quello che le hanno chiesto di rubare è un manufatto dal potere inimmaginabile, che potrebbe rivoluzionare la tecnologia magica delle istoriazioni. Le compagnie mercantili che controllano questo potere – l'arte di usare speciali segni per far diventare gli oggetti quotidiani senzienti – l'hanno già usato per trasformare Tevanne in una spietata macchina capitalista. E se dovessero riuscire a decifrare i segreti del manufatto, riscriverebbero il mondo stesso per adattarlo ai loro scopi. Nemici potenti vogliono Sancia morta e il manufatto per sé. E nella città di Tevanne non c'è nessuno che possa fermarli. Per avere una possibilità di sopravvivere e di fermare il letale processo che si è messo in moto, la ragazza dovrà schierare alleati improbabili, imparare a sfruttare il potere del manufatto e, soprattutto, dovrà trasformarsi in qualcosa che non avrebbe mai immaginato.


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Dopo tanta attesa è stato finalmente pubblicato anche in Italia Foundryside, il primo capitolo di una trilogia fantasy che si prospetta essere originale e piena di colpi di scena. Oggi, finalmente, ve ne parlo in occasione de Reviewparty organizzato grazie a Mondadori insieme ad altre belle personcine.

Le vicende presentate in questo primo libro si svolgono interamente a Tevanne, città con forti richiami all'Italia rinascimentale - in particolare quella dei mercanti veneziani e della repubblica di Firenze - dove il potere è in mano ai pochi e la maggior parte della gente vive in quella zona decadente chiamata Foundryside, una striscia di terra dove non ci sono regole o leggi. Qui vive Sancia, giovane ladra scaltra e dal passato misterioso; a lei, infatti, verrà affidata una missione che sembra impossibile: rubare un oggetto prezioso e da molti bramato, simbolo di un passato distrutto e avvolto nel mistero. Ovviamente, nel reccuperare questo oggetto qualcosa andrà storto e, suo malgrado, Sancia si ritrovarà immischiata in una serie di complotti e segreti spesso più grandi di lei.
Insieme a lei troviamo altri personaggi molto ben delineati, a cui ci si affezione nel corso della lettura: se Sancia è infatti un'eroina a cui non si può non voler bene, forte e fragile, con un passato doloroso alle spalle e tanti, tantissimi soprusi subiti, anche gli altri protagonisti non sono da meno. Gregor, Orso, Berenice, ma anche il misterios Clef, sono splendidamente caratterizzati, con molte debolezze, segreti e traumi subiti. La caratterizzazione di ognuno di loro è magistralmente eseguita ed è sicuramente uno dei grandi punti di forza di questo libro.

Altro punto di forza del romanzo di Bennett è certamente il sistema magico, un sistema con forti richiami allo steampunk, che l'autore americano ci presenta come intricato (alle volte anche troppo) e basato su iscrizioni capaci di comandare gli oggetti a loro piacimento o, addirittura, rendere questi senzienti. Proprio la capacità di maneggiare questa antica arte è ciò che distingue i ricchi mercanti dai comuni cittadini. A questa, inoltre, essi associano la conoscenza presente nei libri, la sapienza che questa porta, e lo studio di antiche civiltà dove gli Occidentali, anche chiamati Ierofanti, erano in grando di elevarsi a déi attraverso iscrizioni complesse e criptiche.
 

Insomma, un libro alla volta complesso, alle volte anche troppo, composto da tanti termini usati per spiegare le varie funzioni di ogni cosa; spesso questo mi ha fatto sentire confusa durante la lettura e avrei avuto bisogno non solo di una mappa, ma anche di un glossario o uno schema riassuntivo di ogni termine. Spero che nel prossimo libro, Shorefall, questa mancanza venga colmata. Nonostante questo intoppo, però, la maestria di Bennett è innegabile.

Parliamo poi dello stile: ti cattura subito, non solo per il suddetto sistema magico, ma anche perchè sa ben bilanciare dialoghi e scene d'azione con le descrizioni e le emozioni, senza che un aspetto surclassi l'altro. Soprattutto nella parte finale del libro l'azione è al centro della narrazione, ma non annoia mai e non è mai ripetitiva: come lettrice sono stata incollata al romanzo fino all'ultima pagina, emozionandomi e soffrendo insieme ai personaggi, sperando per il meglio. Foundryside mi ha stupito davvero tanto, e spero con tutto il cuore che anche i successivi siano all'altezza, anzi che siano anche meglio!

Consiglio senza pensarci due volte di leggere Foundryside, una chicca tenuta troppo a lungo nascosta nascosta e che ora sta avendo il giusto riconoscimento, e prometto che non ve ne pentirete!
Grazie a Mondadori per avermi dato la possibilità di (ri)leggere questo libro e alle ragazze che hanno partecipato all'evento.


mercoledì 12 ottobre 2022

Gioventù (Trilogia di Copenaghen #2) [RECENSIONE]

 


Autrice:
Tove Ditlevsen

Casa Editrice: Fazi Editore
Pagine: 176
Prezzo: 15 € (cartaceo) - 8.99€ (ebook)


Trama: Dopo Infanzia, il secondo capitolo della trilogia di Copenaghen, grande classico della letteratura danese oggi riscoperto e acclamato a livello internazionale.
La piccola Tove è cresciuta in fretta: costretta ad abbandonare la scuola molto presto, a quattordici anni compie i primi passi nel mondo del lavoro. Indossato il vestito buono e infilato il grembiule in cartella, di prima mattina si presenta a casa della signora Olfertsen, che l’ha assunta come domestica. Durerà soltanto un giorno, e sarà la prima di una serie di esperienze mortificanti. Lasciata l’abitazione dei genitori, la ragazza si sistema in una stanzetta fatiscente; la notte dorme col cappotto addosso e deve sottostare a una padrona di casa nazista, ma quei pochi metri quadrati sono solo suoi. Insieme all’emancipazione arrivano nuove amicizie, vita notturna, e la scoperta degli uomini, con cui vive degli incontri maldestri e mai veramente desiderati. Lei ha fame d’altro: di poesia, di amore, di vita vera. Mentre l’Europa scivola nella guerra Tove, determinata nel perseguire la sua vocazione poetica, va per la sua strada, lungo il difficile cammino verso l’indipendenza. Uno sguardo sempre più affilato, una personalità sempre più definita: costantemente in bilico tra una libertà appena conquistata e lo spaesamento che questa comporta, comincia a delinearsi il tipo di adulta che diventerà.
Gioventù è il ritratto straordinariamente onesto e coinvolgente di una fase cruciale della vita, e Tove Ditlevsen, ancora una volta, ha un grande merito: nel raccontarci di sé ci rivela qualcosa su tutti noi.

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A poco più di sei mesi dall’uscita di “Infanzia” torna in libreria per Fazi Editore, che ringrazio per avermi dato la possibilità di leggerlo in anteprima, Tove Ditlevsen con il suo secondo capitolo della trilogia di Copenaghen: Gioventù.

Trascorsi gli anni spensierati dell’infanzia ritroviamo la giovene Tove, ora quattordicenne, nella sua piccola e modesta casa nel quartiere di Vesterbro dove vive insieme alla madre, donna esigente e che per la figlia ha solo in mente un matrimonio vantaggioso, e al padre, socialista che si rabbatta tra un lavoro e l’altro. Tove sogna l’emancipazione dalla sua famiglia, un'indipendenza sociale ed economica che arriverà solo con la maggiore età, oltre che potersi mantenere con ciò che più ama al mondo: la poesia.
Non è una sorpresa, dunque, coglierla nelle primissime pagine del romanzo a barcamenarsi nel suo primo lavoro, che durerà soltanto un giorno, e successivamente a ritagliarsi il suo posto in una società – e una città – difficile dove la povertà è sempre dietro l’angolo e il malcontento della gente cresce di giorno in giorno. Tra un lavoro e l’altro, Tove inizia a esplorare la vita mondana danese, grazie anche alla sua nuova amica, Nina, che la aiuterà a conoscere i primi ragazzi e a capire come muoversi nel complicato mondo delle relazioni uomo-donna. Da qui inizia anche una riflessione sulla femminilità, sul sentirsi accettata dai suoi coetanei, sulla propria sessualità e come questa sembra essere percepita dalla scrittrice in modo diverso rispetto alle altre ragazze che incontra. La Ditlevsen, infatti, non si ritiene bella e ribadisce più volte il disinteresse della maggior parte dei ragazzi nei suoi confronti: i suoi vestiti sono fuori moda, i suoi denti cariati, i suoi capelli male acconciati e quasi sempre sporchi. Il suo ceto sociale le preclude semplici lussi come una doccia in casa – fa sorridere quando, verso la fine del libro, Tove farà la sua prima doccia in casa dell’editore che pubblica la sua prima poesia – e anche quando finalmente riuscirà a lasciare la casa paterna le cose non andranno meglio, anzi. Ma tutto è passeggero, così come lo è la gioventù, che la stessa autrice definisce come “provvisoria, fragile e incostante”, una parentesi della vita “fatta per lasciarsela alle spalle”"

Gioventù si può dunque definire come una lunga cronaca di avvenimenti quotidiani che si susseguono per poco più di quattro anni: siamo alla fine degli anni ’30, il malcontento sta crescendo in Europa e in Danimarca, ma noi ci ritroviamo a leggere le vicende di una ragazza come tante di quell’epoca, fatta di alti e bassi. Nelle centosettanta pagine che compongono il romanzo non c’è azione, non succedono cose strabilianti, eppure non si può fare a meno di essere catturati dalla tenacia e dai sogni di questa giovane, di soffrire davanti all’alienazione che la pervade o gioire con lei quando si intravede uno spiraglio di luce. A differenza di Infanzia, però, qui iniziamo ad essere informati del contesto politico che sta cambiando, della guerra imminente e delle sciagure che questa porterà: dall’abdicazione di re Edoardo, all’invasione dell’Austria da parte della Germania nazista, continuando per quella della Polonia che porterà l’Inghilterra a dichiarare guerra, l’autrice ci dà briciole di informazioni che sono fondamentali e che cambiano il tono della storia man mano che questa procede. Inoltre, la poetessa danese ci fa capire come anche la sua vita, una vita apparentemente insignificante di ragazza di periferia, sarà per forza di cose segnata da questi avvenimenti. Tutto, insomma, sta cambiando e ci si prepara a quello che accadrà nell’ultimo capitolo di questa particolare biografia.

Come successo con “L’Educazione” di Tara Westover, in questi due romanzi – Infanzia prima e Gioventù adesso – fa specie il distacco con cui l’autrice parla di sé stessa: mai una volta sembra di leggere una biografia classica, al contrario lo stile di scrittura lascia pensare che questa storia sia romanzata, che parli di un’altra Tove, di un’altra vita e non quella della stessa autrice. Il lavoro di penna della Ditlevsen è davvero notevole, sicuramente il suo punto forte, risultando così distaccata ma empatica con i lettori nello stesso momento. Ancora una volta mi sento di consigliere questo titolo, un manifesto di forza ed emancipazione femminile da poco riscoperto, che fa conoscere al mondo la vita di una delle poetesse scandinave più famose e talentuose del XX secolo.
 

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