giovedì 24 marzo 2022

Infanzia, Tove Ditlevsen - RECENSIONE


Autrice: Tove Ditlevsen
Titolo: Infanzia
Casa Editrice: Fazi Editore
Pagine: 144
Prezzo: 14.25€ (cartaceo), 8.99€ (digitale)


Trama: Nella sua prima traduzione italiana Infanzia, il volume che inaugura la trilogia di Copenaghen di Tove Ditlevsen: tre romanzi autobiografici riscoperti di recente e giustamente celebrati a livello mondiale come capolavori.

La piccola Tove vive con i genitori e il fratello maggiore in un quartiere operaio di Copenaghen. Il padre, uomo schivo dalle simpatie socialiste, si barcamena passando da un impiego saltuario all’altro. La madre è distante, irascibile e piena di risentimento: non è facile prevedere i suoi stati d’animo e soddisfare i suoi desideri. A scuola Tove si tiene in disparte, dentro di sé è convinta di essere incapace di stabilire veri rapporti con i coetanei; fa però amicizia con la selvaggia Ruth, una bambina del suo quartiere che la inizia ai segreti degli adulti. Eppure anche con lei Tove indossa una maschera, non si svela né all’amica né a nessun altro. La verità è che desidera soltanto scrivere poesie: le custodisce in un album gelosamente nascosto, soprattutto da quando il padre le ha detto che le donne non possono essere scrittrici. Sempre più chiara, in Tove, è la sensazione di trovarsi fuori posto: la sua capacità di osservazione, lucida, inesorabile, ma al tempo stesso sensibilissima, le fa apparire estranea l’infanzia che sta vivendo, come se fosse stata pensata per un’altra bambina. Le sta stretta, quest’infanzia, eppure comincerà a rimpiangerla nell’attimo stesso in cui se la lascerà alle spalle.
Tove Ditlevsen, impeccabile ritrattista di una femminilità punteggiata di chiaroscuri, ci ha generosamente aperto le porte delle molte stanze da lei abitate negli anni, lasciandoci delle pagine indimenticabili, destinate a restare.


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Esce oggi per Fazi editori, che rigrazio per la copia in anteprima, Infanzia di Tove Ditlevsen, prima parte della Trilogia di Copenaghen che ripercorre la vita della scrittrice e poetessa danese del secolo scorso.

Nata nel 1917, la Ditlevsen è una delle autrici più conosciute e apprezzate in Danimarca; al contrario, è ancora poco conosciuta (per non dire inedita) in Italia, così come lo è la sua storia. Tove non ha avuto una vita facile - è morta suicida nel 1976, dopo anni passati tra manicomi e abusi di alcool e droghe – così come non è stata semplice la sua infanzia: la piccola Tove, infatti, vive a Vesterbro, quartiere proletario della capitale danese, con il padre operaio e socialista, la madre distante e piena di rimpianti e il fratello maggiore Edvin, unico a leggere le sue poesie e con il quale ha un rapporto di odio e amore.

La nostra protagonista è una bambina silenziosa, che parla poco e mai a sproposito; finge di essere stupida sia dentro che fuori le mura domestiche, perché l’intelligenza e la cultura non si addicono alle donne, così come non è per le donne la poesia. Suo padre glielo ripete sempre, lui che è un fervente socialista e si batte per dei valori che spesso sono causa del suo licenziamento; lo ripete anche sua madre, che non sopporta la sua infanzia e non è disposta a investire sulla sua istruzione, non per lei che ha un solo scopo nella vita: sposarsi e mettere su famiglia.
Eppure Tove scrive, scrive in segreto, su di un quadernino che nasconde alla vista di tutti e dal quale non si separa mai: le sue poesie parlano di un amore ancora sconosciuto, di sentimenti universali, che spesso spaventano; le sue poesie parlano di tutto quello che la sua vita ancora non è, ma che un giorno potrebbe diventare.


L’Infanzia di Tove è una gabbia o, come la chiama lei, una “stretta bara, dalla quale non si può uscirne da soli o sfuggire”. E poi ha un odore tutto suo, anzi puzza proprio: “la si sente sugli altri bambini, e ognuna ha un aroma tutto suo. Nessuno sente il proprio, perciò a volte si ha paura che sia peggiore di quello altrui”.
L’unica speranza della protagonista/autrice è solo quella di uscire indenne da questa condizione resa ancora più difficile dalla povertà che la circonda: Vesterbo, infatti, è un quartiere spietato, dove la gente non vive, ma sopravvive; tutto è statico e grigio, immutato negli anni, e i suoi abitanti sono ombre che strisciano tra i palazzi, vittime della loro stessa alienazione.

Mi è piaciuto moltissimo lo stile di scrittura, sempre così realistico, crudo e alle volte anche spietato. La Ditlevsen non si risparmia e non ci risparmia nulla: il lettore viene catapultato di prepotenza nel suo mondo, nella sua vita e ne tocca con mano ogni aspetto, tanto che in alcuni momenti ne si è sopraffatti, ingurgitati da questa esistenza fatta di attesa e noia. Infanzia è solo apparentemente un piccolo libro – sono appena 150 pagine – ma in verità nasconde una storia che lascia senza fiato e allo stesso tempo curiosi di scoprirne ancora, di andare avanti. Se questo è solo il preludio della sua vita, c’è da chiedersi cosa riserva il futuro, gli altri due libri che andranno a completare questa trilogia: io non vedo l’ora di leggerli.



VOTO FINALE: 4/5🌟

lunedì 21 marzo 2022

C'era una volta un Orsetto [REVIEW PARTY]


 


Autrice: Jane Riordan & Mark Burgess
Titolo: C'era una volta un Orsetto,
Quando tutto ebbe inizio

Casa Editrice: Nord/Sud
Pagine: 144
Prezzo: 15,90€ (cartaceo)



Trama: L'orsetto più amato di tutti i tempi è tornato. «Fu così che Christopher Robin chiese a Puh di raccontargli del Prima, tanto tempo Prima del suo arrivo al Bosco. Prima che lui conoscesse Winnie Puh, se un Prima esisteva, e Prima che Christopher Robin fosse abbastanza grande da aver dato a Puh il suo nome. Ed ecco quelle storie…» Prima, c'era soltanto un Orsetto tutto pancino e niente gambe sullo scaffale di un grande magazzino, in attesa di essere acquistato. Poi, quando Winnie Puh e Christopher Robin si sono incontrati, le loro meravigliose avventure hanno avuto inizio, fra tesori da seppellire, tane da costruire e vasetti pieni di miele… L'Orsetto più amato dai lettori di tutto il mondo e i suoi amici sono i protagonisti di un romanzo inedito, ispirato alle storie di A.A. Milne e illustrato da Mark Burgess.

 

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"E ci sono altre storie sul Prima?" domandò Christopher Robin, sperando che la risposta fosse una risposta Felice. E quando gli fu risposto che sì, ce n'erano, poggiò il capo sulla testa di Puh e pensò a quant'era felice che Puh fosse tutto pancino e niente gambette"

Tutti conoscono Winnie Puh, il simpatico orsetto goloso di miele e dal tondo pancino; tutti conoscono Christopher Robin, il suo migliore amico e tutti conoscono il Bosco dei Cento Acri e le mille avventure che qui si sono svolte. Quanti, però, sanno cosa è accaduto prima? Prima del Bosco, prima degli amici, prima ancora che Puh fosse Puh? A questa domanda ci risponde Jane Riordan, autrice insieme a Mark Burgess di “C’era una volta un Orsetto”, piccolo e delizioso libro edito Nord/Sud, che ringrazio moltissimo per la copia in anteprima.

Le vicende iniziano per l’appunto “prima”, in una giornata come tante di uno dei negozi più famosi di Londra e del mondo: Harrods. Qui un Puh ancora senza nome attende in una delle tante vetrine dei grandi magazzini, ancora ignaro che, dopo tante rocambolesche peripezie, sarebbe stato notato da una giovane donna e regalato a un bambino ancora in fasce di nome Christopher Robin.
Il libro si divide in 10 piccoli racconti illustrati, nei quali scopriamo attraverso la voce narrante dello stesso Puh come è nata l’amicizia indissolubile tra l’orsetto più goloso di miele del mondo e i suoi amici: ben presto, infatti, facciamo la conoscenza del burbero ma gentile Isaia (Ih-Oh, per gli amanti della Disney) e il timido e gentile Porcelletto (Pimpi). Insieme a loro assistiamo alla crescita del loro amico umano, passeggiamo per il centro di Londra, andiamo allo Zoo e partecipiamo a tantissime altre avventure – tipo quella in cui Winnie Puh diventò un temibile pirata.


"E fu così che Winnie Puh fu regalato a un bimbo che con quell'orsetto avrebbe condiviso ogni segreto, portandolo con sè in tutte le sue Più Belle avventure"


A distanza di quasi 100 anni dalla pubblicazione – Milne pubblicò il primo libro dedicato all’orsetto Puh nel 1926 – questo romanzo, così come il personaggio di Winnie Puh, è ancora vivo nel cuore di grandi e piccini: chi, infatti, non ha mai visto il classico di animazione Disney o non è incappato anche solo per caso nella figura tondeggiante di questo simpatico personaggio? E proprio a grandi e piccini è adatto “C’era una volta un Orsetto”, un libro che, secondo me, è capace sia di far appassionare i bambini, sia di parlare al bambino che si trova ancora dentro ogni adulto. Le illustrazioni, poi, sono bellissime e colgono alla perfezione quello che accade in ogni racconto e le sensazioni che Riordan riporta su carta. Così come la scrittrice si ispira alle opere di Milne, allo stesso tempo Burgess è fedele ai disegni di di Stephard, primo illustratore delle Avventure di Winnie Puh: il risultato sono dei disegni dai colori vibranti, allegri e spensierati, che sanno racchiudere in ogni tratto una magia che sa di infanzia e di felicità!

Se avete dei bambini, dei nipoti, questo libricino è il regalo perfetto: si può leggere come fiaba della buonanotte, una storia al giorno, oppure si può leggere insieme, magari mentre si mangia un dolce fatto con il miele. Come suddetto, però, i bambini non sono l’unico target di questo libro: se siete appassionati di fiabe, del mondo Disney o per qualsiasi altra valida ragione, dovete assolutamente comprare questo libro.

Leggere questo piccolo, grande romanzo per ragazzi mi ha fatto tornare bambina: ho amato tutto, dalla prima all’ultima pagina e non posso non ringraziare Franci per aver organizzato questo fantastico evento e avermi coinvolta. Fate un favore a voi stessi, al bambino o alla bambina che siete stati e che ancora si nasconde da qualche parte della vostra memoria, e leggete questo libro: fa bene al cuore.


giovedì 17 marzo 2022

Vento di Libertà [REVIEW PARTY]

 




Autrice: Lelio Bonaccorso
Titolo: Vento di Libertà
Casa Editrice: Tunuè
Pagine: 160
Prezzo: 17,50€ (cartaceo)


Trama: Dina e Jacques appartengono a due famiglie, due mondi e due culture differenti, eppure questo non impedisce loro di innamorarsi. Come potranno però vivere il loro amore, quando messinesi e francesi cercano la reciproca morte? Finzione e realtà storica si intrecciano perfettamente in un graphic novel che ci restituisce l'importanza di tematiche centrali, ieri come oggi: il pregiudizio secondo cui lo straniero rappresenta il pericolo, e l'amore come motore per il raggiungimento della salvezza.

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E’ da poco tornato in libreria con il suo nuovo romanzo a fumetti, Vento di Libertà, Lelio Bonaccorso, già famoso per opere storico-biografiche come “Caravaggio e la ragazza” e “Il Leggendario Federico II”.
Edito Tunuè, che ringrazio tantissimo per la copia cartacea omaggio, quest’ultima opera è ambientata in Sicilia, precisamente a Messina, nel 1266: qui, dopo la caduta della dinastia degli svevi, si sono insediati gli Angionini, i quali governano con il pugno di ferro e affamano la popolazione.
Ed è proprio a Messina, alla vigilia della Rivoluzione del Vespro, che seguiamo le vicende di Dina, protagonista del libro: Dina è una popolana, una donna forte e carismatica; orfana di padre, condannato a morte per proteggere il proprio figlio dopo un tragico incidente in cui era stata coinvolta anche Dina, la giovane donna fa di tutto per provvedere non solo a se stessa, ma anche alla sua famiglia. Come se le cose non fossero abbastanza complicate nella sua vita, la presenza di Jaques, nobile dal buon cuore figlio del dispotico signore della città, andrà ad aggravarle ancora di più: tra i due, infatti, c’è un amore sincero ma proibito, che potrebbe portare entrambi alla rovina…

Confesso che sapevo poco delle vicende storiche della Sicilia di questo periodo storico prima di leggere questo libro: da pugliese anche la mia terra è stata dimora degli Svevi, degli Angioini, degli Aragona, ma a differenza della Sicilia in Puglia non c’è mai stata una rivoluzione degna di nota. La ribellione di un popolo dal suo oppressore è un tema tristemente attuale, e nessuno ne esce mai davvero vincitore. Dina è stata la protagonista che ci meritavamo per una storia del genere: mi è piaciuta molto la sua caparbietà, il suo non arrendersi mai anche quando tutto sembrava perso, quando la speranza era appesa a un filo. Gli accenni storici sono fatti bene, ma purtroppo rimangono tali: accenni. Quello che infatti manca in Vento di Libertà è proprio la tempistica, una narrazione più lenta, che faccia affezionare il lettore ai protagonisti, oltre che immergere completamente nel contesto storico. Nel giro di una manciata di pagine passano mesi e mesi, le battaglie accadono in due tavole e come suddetto non si riesce mai a calarsi completamente nel racconto. Un racconto che, voglio specificarlo, non è affatto brutto, ma che al contrario con un pochino più di minuzia e tempo/pagine poteva essere perfetto. Il finale poi, è agrodolce, proprio come lo è la Storia…

Parlando delle tavole e dello stile di disegno posso dire di essere stata soddisfatta: Bonaccorso è riuscito a riportare i colori della terra, della Sicilia, così come le atmosfere del tempo. Certo, non mancano le scene più cruente – per questo consiglio questa graphic novel a un pubblico maturo, non sotto i 16 anni – in cui gli uomini diventano bestie selvagge, tanto che in queste scene i loro lineamenti vengono totalmente sfigurati.

Vento di Libertà si è rivelata una bella lettura, che sa intrattenere ma anche educare. Lo consiglio a chi è appassionato di Storia, ma anche a chi semplicemente si vuole approcciare a queste tematiche, scoprendo un evento storico poco noto.
Ringrazio ancora una volta la CE per avermi dato la possibilità di leggerlo e di organizzare l’evento, oltre che alle personcine adorate che hanno partecipato.

VOTO FINALE: 3/5🌟

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