mercoledì 27 aprile 2022

L'uccello blu di Erzerum [RECENSIONE]



Autore: Ian Manook
Titolo: L'uccello blu di Erzerum
Casa Editrice: Fazi Editore
Pagine: 500
Prezzo: 19€ (cartaceo), 13.99€ (digitale)




Trama: 1915, non lontano da Erzerum, nell’Armenia turca: Araxie ha dieci anni quando, sotto ai suoi occhi, tre predoni curdi uccidono la madre e feriscono la sorellina Haïganouch, che perde la vista. Salvate dai miliziani armeni, le due piccole vengono ospitate dai loro parenti, ma per breve tempo: comincia infatti la deportazione degli armeni che, a Erzerum come altrove, sono costretti a rinunciare ai loro beni e ad abbandonare la loro terra. Deportate nel deserto di Deir ez-Zor e condannate a una morte atroce, le bambine riescono a salvarsi grazie a una vecchia insegnante che le prende sotto la sua ala. Quando poi un medico le compra come schiave per la figlia, le priva della libertà ma permette loro di sfuggire a una fine ineluttabile. Ma la Storia le getta ancora una volta nel caos: separate e spinte verso due capi del mondo opposti, Araxie e Haïganouch sopravvivranno alle guerre e ai tradimenti di un secolo crudele? Troveranno finalmente la pace?

Muovendo dal racconto dell’infanzia della nonna, Manook tratteggia la tragica e appassionante odissea di due sorelle in fuga: uno struggente ritratto dei bambini della diaspora armena al quale fa da contorno una galleria di personaggi desiderosi di sottrarsi alla follia degli uomini.


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"Le tue radici le porti in te, Araxie. non chiedono altro che far spuntare un albero vigoroso"



Qualche giorno fa è stato l’anniversario del genocidio armeno del 1915 da parte dell’Impero ottomano; negli stessi giorni usciva in Italia per Fazi editore “L’uccello blu di Erzerum” di Ian Manook, un libro profondo e autobiografico che ho avuto modo di leggere in anteprima.

La storia inizia proprio nel 1915 in Turchia e segue le storie (e le vite) di due sorelle, Araxie, di dieci anni e Haïganouch, di sei. La loro infanzia spensierata viene stravolta in un giorno come tanti, quando i curdi e il partito dei “Giovani Turchi”, incaricati della pulizia etnica armena, attaccano la loro casa e uccidono brutalmente la loro madre.  Anche Haïganouch viene ferita, diventando per sempre cieca. Da qui inizia una serie di vicissitudini che stravolgeranno per sempre la loro esistenza e che le faranno testimoni di atrocità indicibili, che tutt’ora vengono negate da molti. Inizia così la deportazione armena, che si concluderà con più di un milione e mezzo di morti: tra questi, ci saranno anche tutti i componenti della famiglia delle due bambine.
Araxie e Haïganouch si salvano per miracolo, grazie a una vecchia signora e a un uomo misericordioso, ma la loro avventura è appena agli inizi: vendute come schiave, si ritroveranno in un altro mondo fatto di abusi, violenza e razzismo.

La storia delle due sorelle armene, però, non è l’unica che seguiamo: alla loro voci, infatti, si alternano quelle di altri personaggi altrettanto forti e interessanti. Ci sono Agop e Haigaz, giovani armeni che pur di sopravvivere si arruolano nelle file della resistenza; c’e Assina, moglie bambina di uno spietato turco che più volte si macchierà di crimini orrendi; c’è Christopher Patterson, militare americano giunto in Turchia durante il primo conflitto mondiale; e poi ci sono Hovannes e il Barone von Blitsch e tanti altri che in un modo o in un altro giocheranno un ruolo fondamentale nella vita delle sorelle.

L’uccello blu di Erzerum non è un libro facile sempre da leggere, tutt’altro. I primi capitoli sono spietati, pieni di violenza e dolore: lo stesso Manook confessa che il suo editore lo ha costretto a tagliere delle scene in cui il genocidio toccava la sua crudeltà massima; nonostante questo, l’autore non si è risparmiato nulla. Inizialmente è stato molto difficile per me proseguire con la lettura, perché come suddetto Manook non si risparmia e non ci risparmia nulla: nelle sue parole si percepisce chiaramente la disperazione, l’odio, la tragedia e la spietata violenza. Una violenza che in alcuni momenti ti fa mancare il fiato, ti stringe il cuore fino quasi a stritolarlo, tanto che vorresti solo chiudere il libro e dimenticare che certe cose siano mai esistite. Se volete leggerlo, siate consapevoli di questo.

"Un ago buca la pelle a intervalli regolari, tra il pollice e l'indice. L'uomo che lo maneggia è preciso e concentrato. Dopo ogni puntura, asciuga la pelle con un panno soffice. [...] "Cosa rappresenta?" Araxie guarda il tatuaggio sulla sua mano. Più che un disegno, è un simbolo. "Un uccello. Ti ricordi il merlo blu sull'eucalipto, a casa nostra, vicino Erzerum? Ebbene, è proprio quello, è l'uccello blu di Erzerum"


Manook non si ferma solo al genocidio armeno, ma va oltre: in 500 pagine ci muoviamo dalla Turchia alla Francia, passando anche per gli Stati Uniti, la Svizzera e la Russia. Il lavoro di ricerca che lo scrittore francese ha fatto è minuzioso, va ad analizzare ogni vicenda storica – non solo quelle inerenti all’Impero Ottomano giunto al crollo, ma anche quelle dell’Armenia sovietica e dell’ascesa di Hitler. Così come scorrono i capitoli vediamo scorrere gli anni, fino ad arrivare a quella che sarà la nuova pagina nera della Storia: lo scoppio del secondo conflitto mondiale.  
Oltre a questo, Manook è stato egregio anche nella caratterizzazione dei personaggi: che li si ami o li si odi, è indiscusso che si provi sempre qualcosa per ognuno di loro. Araxie è indubbiamente quella meglio caratterizzata –  questo è dato anche dal fatto che le sue vicende sono le vicende della famiglia dell’autore stesso – ma anche gli altri spiccano nei momenti più inaspettati: per citarne solo uno direi che Agop è il personaggio che è riuscito a farmi ridere più e più volte, capace di alleggerire la lettura con i suoi modi di fare semplici e le sue battute taglienti.

Se dovessi riassumere questo romanzo in poche parole direi che “L’uccello blu di Erzerum” è un libro che inizialmente ti lacera pezzo per pezzo, ma che successivamente sa come rimettere insieme i pezzi e abbracciarti forte forte. Alle volte ti fa persino sorridere.
Per chi vuole saperne di più di questa parentesi buia della Storia, per chi ama i romanzi storici con delle salde fondamenta; per chi ama le saghe familiari e per chi vuole un libro dove l’amicizia, la sorellanza e l’amore alla fine riescono a salvarti: questo è il libro giusto per voi. Non perdete l’occasione di leggerlo.


VOTO FINALE: 4/5🌟

martedì 19 aprile 2022

L'ombre degli dei [RECENSIONE]


Autore: John Gwynne
Titolo: L'ombra degli dei - La Saga dei Fratelli di Sangue
Casa Editrice: Fanucci Editore
Pagine:464
Prezzo
: 20€ (cartaceo), 14.99€ (digitale)


Trama: Le saghe più grandi sono scritte con il sangue. Dopo che gli dèi combatterono fino a estinguersi, il cataclisma che produsse la loro caduta distrusse la terra di Vigrid. Ora sta sorgendo un nuovo mondo, in cui gli jarl assetati di potere si scontrano tra loro e i mostri si aggirano per i boschi e le montagne. Un mondo in cui le ossa degli dèi morti detengono ancora un grande potere per coloro che sono abbastanza coraggiosi – o disperati – da cercarle. Mentre i sussurri di guerra echeggiano tra montagne e fiordi, il destino segue le orme di tre persone: una proprietaria terriera impegnata in una missione pericolosa, una nobildonna che ha rifiutato il privilegio in cerca di fama in battaglia e uno schiavo che insegue la vendetta tra i famosi mercenari conosciuti come i Fratelli di Sangue. Tutti e tre plasmeranno il destino del mondo mentre ancora una volta cadrà sotto l'ombra degli dèi... Ambientato in un mondo nuovo di zecca e ispirato ai miti norreni che narrano di magia e feroce vendetta, "L'ombra degli dèi" dà il via a una nuova saga fantasy epica, ricca di sentimento, battaglie, forza, potere.


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"Questo è un mondo di sangue. Di zanne, artigli e ferro affilato. Di vite brevi e morti dolorose"

L'Ombra degli dei è il primo romanzo di John Gwynne che leggo. Famoso per Malice, la sua serie più famosa e che mi riprometto di leggere quanto prima, Gwynne torna in Italia sempre grazie a Fanucci (che rigrazio per la copia omaggio) con una nuova avventura ispirata alla mitologia norrena e a quella di Beowulf. Centro delle vicende è Vigrið, mondo creato dai resti del Godfalla, la caduta degli dei che ha spezzato il mondo e in cui vivono i nostri tre protagonisti: Orka, donna e madre fiera, che farà di tutto per riavere suo figlio; Varg, uno schiavo thrall che ha promesso di vendicare con ogni mezzo la morte di sua sorella; Elvar, giovane donna in fuga dal suo passato e in cerca di un futuro che le porti fama e gloria. Apparentemente le loro vite non sembrano legate, fino a più di metà libro Gwynne non ci mostra da chi o cosa queste tre persone sono legate. Piano piano, però, notiamo che le loro avventure - e i loro destini - saranno legati da avvenimenti già da tempo in moto e che potrebbero risvegliare un lontano passato che si pensava morto e sepolto.

"Il passato scorre in profondità nel nostro sangue e nelle nostre ossa" mormorò "Una corda che non possiamo vedere e che ci lega a esso, che ci piaccia o meno"


La grande forza di questo libro sta proprio nei tre protagonisti e nella loro minuziosa caratterizzazione. La mia preferita penso sia Orka, una donna guerriero che non ha paura della morte, disposta a tutto per raggiungere il proprio obbiettivo e la sua vendetta. Era da tanto che non mi imbattevo in un personaggio femminile così completo e di spessore e leggere i suoi capitoli e i suoi pensieri mi ha trasmesso tantissime emozioni. Anche Varg mi è piaciuto davvero molto, lui che ha vissuto tutta la sua vita come uno schiavo e che solo con i Fratelli di Sangue scoprirà il suo vero valore e avrà risposte alle domande che da sempre lo perseguitano. Nel complesso anche Elvar è un bel personaggio, anche se con lei ho fatto fatica ad empatizzare, ma penso che questo sia voluto dall'autore - in ogni caso qualcosa mi dice che anche lei, da perfetto personaggio grigio quale si è dimostrata, mi darà soddisfazioni nei libri successivi.

Parliamo poi dello stile: Gwynne sa scrivere in modo pazzesco, ha alle spalle uno studio egregio della cultura norrena, tanto che in alcuni momenti mi sembrava di leggere un romanzo storico piuttosto che un fantasy. Inoltre, la sua forza è quella di essere avvincente e coinvolgente senza mai essere prolisso: ho letteralmente divorato le 400+ pagine di questo romanzo e mai una volta mi sono annoiata. Sin dai primissimi capitoli si entra subito nel vivo dell'azione, tra intrighi politici, battaglie avvincenti, colpi di scena più o meno inaspettati e momenti introspettivi e commoventi. Nessun personaggio, nessun avvenimento, anche quello che può sembrare inutile, è scritto senza uno scopo ben preciso. Certo, inizialmente potreste non cogliere i riferimenti, ma quando i tasselli iniziano a mettersi al proprio posto si rimane colpiti dalla genialità del tutto. E poi quelle pagine finali... santo cielo, che bomba!

"Abbiamo tutti paura, ma combattiamo lo stesso. E ci guardiamo la schiena a vicenda. Noi siamo i Fratelli di Sangue"

Questo libro potrebbe essere definito da molti come un grande prologo per quello che verrà - come suddetto ci dà solo un assaggio di tutte le cose che accadranno - e io non vedo l'ora di leggere il prossimo, sicura che Gwynne ci ha solo fatto intravedere il potenziale di questo universo e dei suoi personaggi! Se ancora non avete letto nulla di questo autore allora rimediate quanto prima, magari iniziando proprio con "L'Ombra degli dei".


VOTO FINALE:/5🌟

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