giovedì 29 febbraio 2024

A Study in Drowing [RECENSIONE]

 


Autore: Ava Reid
Casa Editrice: Il Castoro Off
Pagine: 372
Prezzo: 24.00€

«Rifiuto gli specchi», disse il Re delle Fate. «Li rifiuto per te e li rifiuto per me. Se vuoi vedere ciò che sei, guarda al crepuscolo nelle pozze che lascia la marea. Guarda nel mare.»


Trama: Effy Sayre ha sempre creduto nelle fiabe. Non ha avuto scelta. Fin da bambina, è perseguitata da misteriose visioni del Re delle Fate. Ha trovato conforto solo tra le pagine di Angharad, il romanzo del compianto Emrys Myrddin, che racconta di una giovane che si innamora del Re delle Fate, arrivando però a distruggerlo. Effy, pur amando più di ogni cosa la letteratura, è costretta a frequentare la facoltà di Architettura, perchè alle donne di Llyr non è permesso studiare Lettere. Il libro è tutto ciò che la tiene a galla durante i suoi studi alla prestigiosa facoltà di architettura dell’Università del Llyr. Così, quando la famiglia Myrddin indice un bando per ristrutturare la magione dell’autore, Effy è sicura che questo sia il suo destino. Ma Villa Hiraeth è un’impresa impossibile: una casa ammuffita e decrepita sul punto di sgretolarsi nel mare affamato. E quando Effy vi arriva, scopre di non essere sola. Preston Héloury, un giovane e tedioso studioso di letteratura, è determinato a dimostrare che l’autore preferito del Llyr era un truffatore. Mentre i due studenti investigano sull’eredità di Myrddin, mettendo insieme i pezzi attraverso lettere, libri e diari, scoprono che le fondamenta della casa non sono l’unica cosa di cui non ci si può fidare. Forze oscure, sia mortali sia magiche, cospirano contro la ricerca della verità e l’amore che sta nascendo tra i due. Il segreto che vogliono portare alla luce potrebbe cambiare per sempre le sorti dell’intera Llyr…

 

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"If a story repeated itself so many times over, building itself up brick by brick, did it eventually become the truth? A house with no doors and no windows, offering no escape"


In arrivo a breve in Italia per il Castoro Off, A Study in Drowing di Ava Reid è un libro a metà tra un fantasy e un dark academia, un romanzo storico e uno gotico. In questo mondo magico altarnativo ma molto simile al nostro, diviso tra due fazioni da sempre in guerra tra loro, Effy è una ragazza solitaria con uno scuro passato, da sempre ritenuta strana, schiva, sottomessa; Effy è anche l'unica donna della facoltà di architettura e per questo è oggetto di scherno da parte dei suoi compagni e di comportamenti altamente misogini da parte sia degli altri studenti che degli stessi professori. Il suo sogno, però, è quello di studiare nella più prestigiosa facoltà di lettere dello stato di Llyr: un sogno impossibile, poiché alle donne è proibito studiare lettere e la letteratura del proprio paese, persino consultare o leggere alcuni dei libri più rari. La sua vita sembra dunque in stallo, almeno fino a quando il suo progetto di restauro della decadente e remota dimora chiamata Hiraeth Manor non viene scelto tra i tanti, ed Effy si trasferisce nel sud profondo di Llyr, nella dimora che un tempo era la casa del più famoso scrittore Lliryano di sempre, nonché suo grande mito: Emrys Myrddin. Ma il maniero in rovina nasconde tra le sue pareti marce oscuri segreti e, forse, le leggende che la gente del posto narra non sono solo leggende, ma qualcosa di molto più sinistro e reale...

"How terrible, to navigate the world without a story to comfort you"

Nel complesso il romanzo della Reid, il primo dei suoi che leggo, mi ha soddisfatto, anche se non posso dirlo di averlo amato quanto avrei voluto o che sia perfetto. Ambientato in un mondo che ricorda sia per cultura che per atmosfere la Scozia e il Galles, trova secondo me nelle sue descrizioni gotiche e oscure il suo punto di forza. Il mare, le scogliere, la salsedine e l'umidità che pregna ogni pagina del romanzo è tangibile, si delinea con forza nella mente del lettore, così come il folklore e le sue tante storie. Anche i personaggi sono sfaccettati, specialmente Effy, la nostra protagonista. Come lei, anche Preston mi è piaciuto, così come mi ha affascinata Ianto; peccato, però, che non sempre le loro interazioni mi sono piaciute, anzi molto spesso le ho trovate troppo sbrigative e poco realistiche. In particolare, il rapporto intimo e poi sentimentale tra Effy e Preston non mi ha convinto molto, benché insieme siano una bella coppia - avrei dato al loro legame più tempo, più profondità, in poche parole più credibilità.

"But if fairies and monsters were real, so were the women who defeated them."

Nonostante alcune pecche nella trama e nell'andamento generale del libro - la parte centrale per me troppo lenta e ripetitiva - Reid ha messo in luce argomenti tristemente attuali andando a creare una società in cui il patriarcato è al centro e le donne sono relegate in un angolo, disprezzate, credute sempre pazze o sciocche. La misoginia è, infatti, tema principale di questo libro ed è presente dall'inizio alla fine. Effy è vittima di abusi, soprusi, succube di un sistema che non la crede, di uomini che vogliono solo possedere e inibire. Ma sono molti altri i temi delicati presenti nel libro, motivo per cui vi invito a informarvi prima di leggerle il romanzo - un romanzo che, non so come, è stato etichettato YA. SPOILER: NON E' ASSOLUTAMENTE YOUNG ADULT E CHI DICE IL CONTARIO MENTE!

Se vi piacciono le atmosfere che richiamano i romanzi delle sorelle Bronte o in generale dell'800, se cercate qualcosa che tratti di emancipazione femminile e di lotta al patriarcato, nonché una lettura che non delude per una volta l'hype che ha circondato la sua uscita, allora date una possibilità a "A Study in Drowing" di Ava Reid. Difficilmente dimenticherete Hiraeth Manor e i suoi abitanti.

venerdì 23 febbraio 2024

Babel [RECENSIONE]

 

 



Autore: R.F. Kuang
Casa Editrice: Oscar Vault - Mondadori
Pagine: 600
Prezzo: 24.00€

 

Trama: Oxford, 1836. La città delle guglie sognanti. Il centro di tutta la conoscenza e l'innovazione del mondo. Al suo cuore c'è Babel, il prestigioso Royal Institute of Translation dell'Università di Oxford. La torre da cui sgorga tutto il potere dell'impero. Rimasto orfano a Canton e portato in Inghilterra da un misterioso tutore, Robin Swift credeva che Babel fosse un paradiso. Fino a che non è diventata una prigione… Può uno studente lottare contro un impero?

 

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"But what is the opposite of fidelity?" asked Professor Playfair. "Betrayal. Translation means doing violence upon the original, it means warping and distorting it for foreign, unintended eyes. So, where does that leave us? How can we conclude except by acknowledging that an act of translation is always an act of betrayal?"


Ho tante cose da dire riguardo questo libro e non so neanche se riuscirò a dirle come vorrei, a spiegarmi come vorrei, perchè Babel non è un libro facile da recensire. Ho atteso mesi e mesi prima di leggerlo, procrastinavo perchè temevo che non mi sarebbe piaciuto, che la mia sarebbe stata l'ennesima recensione negativa su di un titolo molto discusso, amato e stroncato in egual misura sia in Italia che all'estero. Terminata la lettura posso però dire questo: Babel ha dei problemi secondo me oggettivi e altri soggettivi. E' prolisso, molto prolisso, specialmente nella prima parte; è spesso tedioso e la Kuang si autoincensa nel far vedere quante cose sa di traduzione e linguistica, cosa che alla lunga può seccare e far decidere a chi legge di non terminare la lettura. Inoltre molti dei protagonsti mancano di spessore, sono solo utili ad un fine, senza mai avere una vera possibilità di cambiare, di riscattarsi, di essere altro oltre quello che sono - ovvero dei bianchi privilegiati oppure delle persone di colore sfruttate. Se da una parte capisco questa scelta, se ho apprezzato la critica al colonialismo, al suprematismo, ai temi che sono sempre attuali, dall'altra mi sono chiesta quanto abbia avuto senso introdurre certi personaggi giudicati e condannati da pg.1. Inoltre, mi sono domandata se ha avuto davvero senso muovere determinate critiche in un periodo storico dove il razzismo come lo intendiamo noi, così come il sessismo, erano all'ordine del giorno, anzi qualcosa di cui neanche ci si rendeva conto - si può essere sessisti se la società di dice che le donne non sono altro che un bell'oggetto da mettere al braccio, se non possono votare, se per tutta la vita la tua famiglia e la tua società ti cresceva con questa convinzione che nessuno, ancora, metteva in discussione? Con questo non voglio dire che questo atteggiamento sia giustificato, anzi, ma secondo me ha pochi margini di critica e dibattito visto il suo contesto. Ma andiamo avanti, perchè questo argomento è troppo complesso e va oltre la semplice recensione.

Leggendo queste righe sembra che il libro non mi sia piaciuto, ma così non è. Babel è un buon libro, un libro valido, che mette il lettore bianco davanti al suo privilegio, che fa riflettere su come certi atteggiamenti in parte "tollerabili" a inizio '800 ora non siano più ammissibili, anche se putroppo sono all'ordine del giorno. La storia di Robin può essere la storia di tantissimi ragazzi di ogni stato europeo e non, che sono figli del paese dove sono nati e cresciuti, ma non proprio, così come del loro paese d'origine, ma non proprio. Robin stesso credo che sia la vera forza del romanzo, un protagonista che ho amato dalla prima all'ultima pagina.
E anche lo stile di Rebecca Kuang, nonostante le piccole parentesi tediose di cui sopra, mi è piaciuto molto: lei l'ho scoperta con Yellowface, che rimane il suo romanzo che preferisco, ma Babel è stata conferma e sono davvero contenta che non mi abbia deluso come temevo.

Detto questo, voglio fare una premessa: per quanto mi sia piaciuto, Babel non è per tutti e per questo non lo consiglio in maniera indiscriminata. Capisco perfettamente perchè non sia piaciuto, le critiche che gli sono state mosse, quindi vi consiglio di leggerlo con consapevolezza, perchè questo non è un libro come gli altri, non è un libro che vuole raccontare una storia, ma comunicare un messaggio. E ci riesce forte e chiaro!

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